Ciarrapico, il Pdl si scusa in aula ma il senatore diserta la seduta

L'Aula dibatte, la Comunità ebraica attende, Ciarrapico si dà alla macchia. Che il senatore ieri non si sarebbe presentato, visto che a Palazzo Madama si argomentava sui suoi insulti di matrice antisemita, era abbastanza scontato. Che ritenesse d'aver chiuso la vicenda con la lettera aperta al presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna, a presunta riparazione delle esternazioni del 30 settembre (quando attaccò il «traditore» Fini chiedendogli se avesse «già comprato la kippah»), presumibilmente anche. Comunque ieri in Senato il dibattito si è svolto in sua assenza, con tutti i gruppi che hanno confermato, chi più chi meno, la condanna delle dichiarazioni di Ciarrapico della settimana scorsa. Con quali sanzioni, censure o provvedimenti?, hanno chiesto le opposizioni.
Il mondo ebraico rimane in attesa e cerca intanto di considerare lucidamente la questione. «L'importante è la dissociazione ufficiale da parte delle istituzioni ribadisce il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni - che c'è stata seppur tardiva (il presidente del Senato Schifani ha aspettato 5 giorni prima di censurare Ciarrapico, ndr.). Ma il problema di fondo, al di là degli aspetti folkloristici della kippah, resta quello di considerare un tradimento aver rinnegato gli errori del nazi-fascismo». Durante il dibattito lampo di ieri è stato il senatore del Pd, Marco Follini, a mettere in guardia l'Aula e la maggioranza sul fatto che «scuse senza costi non hanno valore alcuno». Il suo collega di gruppo Luigi Vimercati si è rivolto a Ciarrapico per sollecitarlo «a fare un passo indietro e chiedere scusa non solo agli ebrei ma a tutti gli italiani» e ha chiesto un provvedimento di censura da parte della presidenza di Palazzo Madama.
Gianpiero D'Alia, capogruppo Udc, ha chiesto le scuse dell'intero gruppo del Pdl «poiché ha applaudito le parole di Ciarrapico in Aula». Giuseppe Valditara, del gruppo Futuro e libertà, ha fatto notare che «l'epiteto traditore è stato riferito a chi aveva appena votato la fiducia al governo». Per il Pdl è intervenuto il capogruppo Maurizio Gasparri che ha ribadito censura e condanna perle parole pronunciate dal senatore Ciarrapico. Gasparri ha fatto notare come quelle parole siano state condannate in tempo reale dal presidente del Consiglio nella sua replica al dibattito sulla fiducia, da lui stesso e dal vice presidente del gruppo Quagliariello. «Credo - ha aggiunto Gasparri - che la lettera di Ciarrapico rappresenti un necessario e doveroso atto di contrizione, quanto e più di un intervento nell'Aula del Senato (comunque auspicabile)».
C'è poi stato chi (Elio Lannutti, Italia dei Valori) ha accostato la vicenda di Ciarrapico al mancato lutto cittadino per le tre donne cinesi annegate a Prato, mentre per il senatore della Lega Sandro Mazzatorta «c'è già stata un'ampia censura delle espressioni di Ciarrapico, da parte del governo e della presidenza del Senato». Ma ribadirlo di persona non guasta, ed è quello che ha fatto ieri mattina il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna, in visita alla Comunità ebraica. Dopo un breve colloquio privato col rabbino Di Segni, e la visita al Tempio maggiore e al Museo ebraico, la Carfagna è stata categorica: «Il senatore Ciarrapico non rappresenta il pensiero del Pdl, né tantomeno il mio, rappresenta solo se stesso e le sue parole sono inaccettabili e intollerabili». Applausi, in regalo un libro sulla cucina kasher, l'idea di un'iniziativa congiunta Comunità ministero per raccontare la condizione delle donne nei campi di sterminio.
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