Ci siamo liberati di Santoro

Banalmente ieri sera si è fatta chiarezza. In questo Paese la libertà di informazione c`è, eccome se c`è. Santoro e il suo gruppo, arricchito per l`occasione da comparse illustri, ha messo in scena e spedito in tutta Italia via etere un grande e fazioso Annozero, ennesimo processo contro Silvio Berlusconi, il suo governo e il Popolo della libertà. Dove sta la novità?
Che se l`è pagato, non lui personalmente credo perché troppo furbo e bravo, ma qualcuno finalmente ci ha messo i soldi. Benvenuto, Santoro, nel mondo normale, dove ognuno di noi è e deve restare libero ma non a spese del nemico che si vuole abbattere. E su questo misura la sua bravura, il suo stipendio.
Annozero è finalmente senza lacci, ma anche noi lo siamo. Liberi di non versare a Santoro 700mila euro l`anno per farci insultare. Perché è vero che possiamo cambiare canale se un programma non ci va. Ma è anche vero che quelli della Rai li paghiamo comunque di tasca nostra per via del canone, e se non lo
facciamo ci portano via la televisione. Anche questo, se Travaglio mi permette, non è libertà.
Ieri sera infatti Annozero, fermato in Rai per via della par condicio (legge voluta dalla sinistra per mettere il bavaglio a Berlusconi), è andato in onda da un palasport di Bologna attraverso una rete di tante tv, piccole e grandi, che lo hanno trasmesso contemporaneamente insieme a decine di siti web e di radio.
Un mega show, con giornalisti, comici, attori, cantanti cocainomani. Una fiction in salsa Grande Fratello, o se preferite Amici, con il tribuno Santoro al posto della De Filippi a dirigere il traffico, a dare pathos e ritmo televisivo come solo lui sa fare.
Il copione è stato il solito. Di parte. Solo più violento. Berlusconi e i berlusconiani cattivi e illiberali, gli altri, loro, buoni e democratici. Si mandano in onda immagini di manifestanti del centrodestra che dicono di voler chiudere Santoro, non quelle del manifestante di sinistra che voleva chiudere (fisicamente) Silvio Berlusconi con il lancio della famosa statuetta.
Si ironizza sul «siamo un milione» pronunciato sabato da Verdini alla manifestazione del Pdl, non sul «siamo in duecentomila» (ancora più falso) detto da Bersani in quella del Pd. Si mostra un manifestante del centrodestra che vuole cacciare fuori dal corteo il provocatore inviato da Santoro e si dimentica la Moratti (con padre invalido al seguito) buttata fuori a insulti dal corteo del 25 aprile di Milano.
Ieri sera è stata davvero la festa della libertà. Ci siamo liberati della libera faziosità pubblica. Bravo Santoro, stia nel privato, così la pluralità di informazione ce la giochiamo senza carte truccate.
Sarebbe più onesto, come onesto sarebbe se da oggi rinunciasse allo stipendio di Stato e al logo della Rai, cose dietro le quali per troppo tempo si è nascosto. Speriamo che da quello che è successo ieri sera non si torni più indietro.
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