Chiusura al buio per Malagrotta

Dalla Rassegna stampa

Il conto alla rovescia per Malagrotta è iniziato. Dopo l'ultima proroga concessa a fine giugno dalla presidente della Regione Renata Polverini, la discarica più grande d'Europa - circa 170 ettari in mano all'imprenditore Manlio Cerroni, sulla quale pende una procedura d'infrazione comunitaria a causa dello smaltimento dei rifiuti senza previo trattamento chiuderà a fine 2011. In attesa, tra tre anni, dell'allestimento del sito definitivo (con annesso impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti - Tmb), individuato dalla giunta Polverini a Fiumicino, sarà il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, nella veste di commissario governativo per gestire la chiusura di Malagrotta, a scegliere il sito provvisorio. I tempi però sono stretti. E malgrado i poteri speciali legati allo stato d'emergenza, la procedura si annuncia complessa. Non c'è solo da affrontare l'inevitabile sollevazione dei residenti. Va acquisita ed eventualmente espropriata l'area. E vanno decise le modalità di realizzazione dell'impianto. «Non sarà facile - chiosa Bruno Landi, presidente di Federlazio ambiente, associazione dei principali gestori delle discariche laziali - realizzare in pochi mesi tutte le analisi e le verifiche necessarie, nonché indire una gara, sia pure con procedura ristretta, per selezionare il gestore».
 
Per la discarica provvisoria la Regione (che ha esaminato sette siti) ha sempre guardato con interesse alle cave in località Pian Dell'Olmo, una zona ai confini di Roma, ma vicina alle prime abitazioni del Comune di Riano, dove gli abitanti sono già scesi in piazza. Non è detto che Pecoraro (ancora in attesa della nomina ufficiale) condividerà questo orientamento. Gli occhi di molti sono puntati intanto sulla località detta Testa di Cane, confinante con la discarica di Malagrotta, anch'essa di proprietà di Manlio Cerroni. Qui sono disponibili in teoria volumetrie da 5 milioni di metri cubi. In un primo lotto autorizzato sono già in corso lavori di scavo e impermeabilizzazione, autorizzati solo per ospitare i residui della lavorazione di quella parte minoritaria di rifiuti trasformata in uno dei due impianti Tmb attivi a Malagrotta, nonché le scorie vetrificate prodotte dal gassificatore di Malagrotta. Obiettivo di Cerroni è avere al più presto a disposizione un sito dove smaltire questi residui, in vista della chiusura della maxi-discarica. In attesa, naturalmente, delle decisioni del prefetto.
 
Gli invasi realizzati a Testa di Cane, contigui al quartiere di Massimina, rispettano però, a detta del gestore, le prescrizioni previste anche per lo smaltimento di rifiuti urbani indifferenziati. Ed è proprio questo il timore del locale comitato Malagrotta (che ha presentato un esposto al comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente): la localizzazione a Testa di Cane della discarica provvisoria, malgrado le rassicurazioni della presidente Polverini che in passato aveva escluso qualsiasi progetto del genere per quell'area. «La questione ormai è diventata di competenza del commissario - ricorda Massimiliano Iervolino, membro di giunta dei radicali italiani - ed è probabile che quest'ultimo possa decidere di utilizzare proprio Testa di Cane come sito provvisorio, anche perché lì ci sono già dei lavori in corso e in giro non ci sono alternative pronte».
 
Intanto il piano di gestione complessiva del sistema rifiuti, da approvare al più presto per evitare multe salate dell'Ue, giace in commissione ambiente, che ne ha solo iniziato l'esame. La discussione riprenderà il 20 settembre, dopo la pausa estiva. E si preannuncia serrata. «Al massimo entro fine anno - assicura però l'assessore regionale ai Rifiuti Pietro Di Paolo - il piano rifiuti diventerà legge». Quanto all'acquisizione del gruppo Gaia (proprietario della discarica e del termovalorazzatore di Colleferro) da parte della società regionale Lazio Ambiente, i vertici di quest'ultima non sono stati ancora designati, in quanto inclusi nel pacchetto di nomine, rimandato a settembre per mancanza di un accordo nella maggioranza. E l'offerta economica di circa 30 milioni ventilata dalla Regione per rilevare consorzio Gaia e società controllate, per il momento è ancora in standby.

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