La Chiesa non sa più chi sostenere

Dalla Rassegna stampa

Un dinamismo politico simile, nel mondo definito cattolico, non si era mai visto. Nel giro di poche settimane si è passati da robusti appoggi forniti a Mario Monti da quotidiani cattolici a pieno titolo come L'Osservatore Romano e Avvenire, a sottili distinguo, apparsi sempre su Avvenire, in tema di valori non negoziabili. Nel contempo, mentre Todi 1 era stato collegato alla caduta del governo Berlusconi e Todi 2 al passaggio delle organizzazioni cattoliche al sostegno per Monti, Todi 3 (cui era demandata l'ufficializzazione del collateralismo al governo in carica) è stato repentinamente azzerato. Sono così venute fuori dichiarazioni di prudenza da parte di alti esponenti della Chiesa, mentre dalle stesse organizzazioni giungono segnali non entusiastici verso Monti. Una serie di avanti-e-indietro, insomma, che conferma come il cattolicesimo italiano non sia più quello dell'epoca dominata dalla balena bianca.

Verso il centro cattolico tornano dichiarazioni scontate di appoggio, formulate da esponenti già impegnati, come Andrea Riccardi e Andrea Olivero; ma lo stesso Monti non pare volersi impegnare troppo su temi cosiddetti etici o sensibili, preferendo affidarsi al richiamo verso il voto di coscienza. Da parte democratica, poi, o giungono segnali da cattolici già militanti in quel settore (con polemiche acliste verso Olivero, del resto dimessosi da presidente dell'organizzazione) oppure si sbandierano personaggi del mondo cattolico prima non impegnati in politica: adesioni individuali, però, culturalmente già definite. Quanto al Pdl, il nucleo dei cattolici dichiarati (fra i quali curiosamente emergono ex radicali) è rimasto basito da troppi cenni positivi di parte curiale verso Monti, mentre sono arrivate affermazioni di piena fedeltà ai valori non negoziabili.

Si conferma che gli elettori cattolici vanno dove credono, poco seguendo le indicazioni della Chiesa. La tradizione dossettiana qualifica molti di coloro che si mettono in vista nel Pd e, in parte, fra i montiani. Più tradizionalisti sono i cattolici che stanno nel centro-destra. Però il peso reale in termini di voti che la Chiesa può esprimere è molto ridotto, e più che da orientamenti generici dei vertici esso dipende dal comportamento del clero minore. Dopo la fine della Dc si è visto di tutto, da parte sia di parroci sia di vescovi: dal Pd alla Lega, passando per l'Udc e il Pdl, le indicazioni sono state tante e variegate. Che effettivamente, poi, questi interventi del clero abbiano avuto effetto, resta da dimostrare.

C'è da tener presente che fra gli elettori non vi sono soltanto i cattolici dichiarati: la maggioranza è costituita da indifferenti, posto che la secolarizzazione ha tra-sformato l'Italia da Paese cattolico a società profondamente laicizzata. E ci sono pure robuste minoranze laiciste, presenti in tutto l'arco politico. È probabile che, attentissimo com'è a captare le tendenze dei propri potenziali elettori, a costoro guardasse Silvio Berlusconi, con il suo generico riferimento alle coppie di fatto (specificare che occorre la maggioranza assoluta per mutare il codice civile non è una gran promessa d'impegno a modificarlo).

Non è stata soltanto una rappresaglia verso la Chiesa, del tipo di quelle sparate un tempo da Umberto Bossi, il quale se la prese con i «vescovoni» ostili allo spappolamento dell'Unità nazionale, minacciandoli di far passare il Nord d'Italia al protestantesimo. È stata altresì una disponibilità personale segnalata a settori che si sentono profondamente laici e che non accettano l'insegnamento non solo religioso, ma nemmeno morale, della Chiesa.

È stata, infine, la conferma di quella «anarchia etica» proclamata dallo stesso Cav come connotante il Pdl e poi da lui stesso affogata con il «caso Eluana», che gli inimicò i (non pochi) favorevoli all'eutanasia schierati nel centro-destra.

 

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