"Chiesa ferita e peccatrice ma non mi sento solo"

È un momento «nel quale sembra vedersi confermata la parola di Sant’Agostino citata dal Vaticano II», Benedetto XVI è un grande studioso del genio di Tagaste e ripete la frase del De Civitate Dei: la Chiesa va peregrinando inter persecutiones mundi et consolationem Dei, «tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio». Ed è qui che il Papa torna a parlare dei «peccati della Chiesa» e ricorda che essa, «ferita e peccatrice, sperimenta ancor più le consolazioni di Dio».
Appare sereno, il pontefice: la sua consolazione è «di non essere solo». Dopo il ritorno da Malta - i due giorni di festa con duecentomila fedeli, la commozione dell’incontro con le vittime dei preti pedofili in Vaticano si sono festeggiati ieri i cinque anni dalla sua elezione: erano le 18.43 del 19 aprile 2005 quando il cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez annunciò al mondo il nome del duecentosessantaquattresimo successore di Pietro. Il cardinale Angelo Bagnasco aveva invitato tutta la Chiesa italiana a «stringersi nella preghiera intorno al Papa» e ieri in tutte le diocesi italiane si sono moltiplicate messe e momenti di raccoglimento: a Genova, lo stesso arcivescovo Bagnasco ha guidato la veglia, «ringraziamo Dio perché ce lo ha donato», e pregato perché «il Signore conforti il cuore delle vittime degli abusi di pedofilia, in un orizzonte di giustizia e di verità».
Nella sala Ducale del Palazzo apostolico, ieri, Benedetto ha pranzato con 46 cardinali residenti a Roma un menu semplice, risotto, filetto e Sacher torte finale - e ringraziato il cardinale decano Angelo Sodano, che gli ha rivolto un saluto a nome di tutto il collegio cardinalizio («siamo una grande famiglia, sempre unita al successore di Pietro») e cinque anni fa, dopo il quarto e decisivo scrutinio, aveva avuto il compito di chiedere a Joseph Ratzinger se accettava l’elezione. «Eminenza, era proprio tramite lei che il Signore mi ha chiesto: mi ami?, e mi ha incaricato di continuare l’opera di Pietro», ha sorriso il Papa. Benedetto XVI ha voluto ringraziare «per l’aiuto che riceve giorno dopo giorno» tutti i porporati: «In questo momento il Papa sente, molto fortemente, di non essere solo, sente di avere accanto l’intero collegio cardinalizio che con luì condivide tribolazioni e consolazioni», ha riportato ieri l’Osservatore Romano.
Se la Chiesa «ferita e peccatrice» speriment ale «consolazioni di Dio», per il pontefice «è una grande consolazione proprio il collegio cardinalizio». Certo, «il Papa ha una responsabilità personale, non delegabile». Ma «è circondato dal collegio cardinalizio che potrebbe essere chiamato, in termini orientali, quasi il suo sinodo, la sua compagnia permanente che lo aiuta, l’accompagna, lo affianca nel suo lavoro». Parole significative che confutano «il luogo comune, il tópos da romanzo fantavaticano che vorrebbe il Papa solo e circondato da una Curia ostile: non c’è nulla di tutto ciò», spiega Giovanni Maria Vian, direttore del quotidiano della Santa Sede.
Benedetto XVI, del resto, lo aveva detto appena arrivato a Malta, ricordando il naufragio provvidenziale di San Paolo: «Anche noi possiamo pensare che i naufragi della nostra vita facciano parte del progetto di Dio e possano essere utili per un nuovo inizio». L’accoglienza è stata «superiore all’attesa per gli stessi organizzatori», ricorda padre Federico Lombardi. E l’incontro con le otto vittime di preti pedofili, «discreto e lontano dal clamore dei media» è «un messaggio nel modo stesso in cui è avvenuto». Il clima era «molto commosso e profondo, ma anche molto sereno e pieno di speranza, di risanamento e di riconciliazione», dice il portavoce della Santa Sede: «Si tratta di incontrare e di curare delle ferite personaliprofonde: la via non è tanto quella dei messaggi gridati, ma dell’ascolto e del dialogo in profondità».
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