Per chi voterà la Cgil? Bersani in pole. «Ma gli iscritti mai stati così liberi»

Per chi voterà la Cgil? Chi si mobiliterà per Bersani e chi per Vendola? E Renzi, che da sindaco si è scontrato spesso con la Cgil di Firenze, deve considerare la partita già chiusa? Domande fintamente ingenue. È noto almeno dalle ricerche dell’Ires e dagli studi di Paolo Feltrin pubblicati sui Quaderni di Rassegna sindacale che il voto di appartenenza è finito da un pezzo anche tra gli iscritti al primo sindacato italiano, che l’operaio con la tessera della Cgil in tasca votasse più Pdl e Lega che Pd. «Non credo che la Cgil darà orientamento di voto» ci racconta Alberto Morselli, leader dei chimici della Cgil dimessosi dopo aver firmato un accordo unitario. «Tra le posizioni di Vendola sul lavoro e le lenzuolate di Bersani io sto dalla parte di Bersani ma gli iscritti fanno quello che vogliono e non avrebbe senso far campagna a favore di questo o di quello. Anche la Fiom non si sbilancerà».
È noto che la segreteria di Susanna Camusso sia vicina a Bersani e si ritrovi spesso nelle posizioni di Stefano Fassina, il responsabile economia. Anche la sostituzione di Enrico Panini, l’ex potente responsabile organizzazione considerato vicino a Sinistra e libertà, è stata letta in chiave politica.
Per l’emiliana e bersaniana Carla Cantone, segretario dello Spi (i pensionati, la metà dei 5,7 milioni di iscritti alla Cgil), si parla addirittura di una candidatura alle politiche. Però parliamo, appunto, di singoli dirigenti tra i quali, tra l’altro, gli iscritti al Pd sono sempre meno. Altra cosa è la mobilitazione degli iscritti, i famosi pullman spesso evocati come minaccia o come risorsa.
«Questo sindacato è più complicato di come spesso lo si dipinge» spiega Cesare Cerea, lombardo, ex segretario della Cgil trasporti, oggi nella direzione del Pd milanese, schierato con Renzi. «Un po’ come la Chiesa, è una grande organizzazione che è riuscita a sopravvivere alla crisi della politica sottraendosi all’abbraccio dei partiti. Quando Trentin ruppe la cinghia di trasmissione con il Pci nei fatti quel legame si era già rotto da tempo. A Brescia si vedevano operai iscritti alla Cgil fare i banchetti per la Lega già negli anni Novanta».
«Il parallelo con la Chiesa è calzante» conferma Feltrin, sociologo all’università di Trieste. «E proprio come i cattolici oggi non votano secondo le indicazioni delle gerarchie, così gli iscritti al sindacato non seguono i vertici, i quali spesso si schierano secondo logiche di riproduzione dei gruppi dirigenti. Come si spiega, altrimenti, l’asse tra la Fiom e il pubblico impiego? Poi, è vero che nella Cgil di oggi manchi la componente moderata-riformista che in passato c’era sempre stata. In Veneto i riformisti sono stati fatti fuori. E la Camusso non è Luciano Lama che all’Eur fece scelte coraggiose sulla politica dei redditi».
La linea Camusso (che nel 2009 andò a votare Bersani alle primarie) di aperta opposizione al governo Monti favorirà oggettivamente più il segretario del Pd o quello di Sel alle primarie?
«Non lo so. Monti ha ragione a porre il problema della produttività, il vero problema italiano – è l’opinione di Morselli – anche se non c’entra il numero di ore lavorate come pensa il presidente di Confindustria Squinzi. Anche rispetto a questo governo credo che tra gli iscritti alla Cgil ci siano molte più persone libere di quanto si pensi. E poi l’autonomia del sindacato non è solo uno slogan».
«Oggi sposta più elettori Repubblica che la Cgil» è l’idea di Feltrin. Secondo il quale una linea così di sinistra della Cgil «toglie spazio alla sinistra politica, le impedisce di espandersi come invece accadde sotto la segreteria di Epifani. Anche se il vero strappo con la tradizione della Cgil lo fece Cofferati che, tra l’altro, per storia era un riformista».
Fonti dentro l’organizzazione raccontano a Europa che «si farà di tutto per evitare lo spauracchio Renzi. Si vedrà se scatterà il meccanismo del voto utile a favore di Bersani, anche se la presenza del doppio turno consente maggiore libertà al primo».
«Nei prossimi mesi ci saranno sorprese » annuncia invece Cerea che non vede un clima da elmetti nell’organizzazione. «La Cgil si dimostrerà saggiamente autonoma sulle primarie. C’è una domanda di novità e di cambiamento nella società italiana che attraversa anche il sindacato. Solo un anno e mezzo fa sembrava che Vendola dovesse conquistare la sinistra. Invece oggi...».
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