Per chi vota il cattolico "integrale"?

Dopo avere chiesto un voto per la vita e contro l'aborto, che a tutti è sembrato un monito agli elettori del Lazio chiamati a scegliere tra Polverini e un'esponente storica dei radicali italiani, a nome dei vescovi liguri è stato proprio monsignor Bagnasco, ieri, a chiarire meglio il suo pensiero.
Un chiarimento che, data l'autorevolezza della fonte, è suonato anche come una precisazione, se non proprio come una rettifica, sui valori che i cattolici dovranno tenere presenti quando saranno nell'urna. La nota dei vescovi liguri specifica infatti che i valori legati alla bioetica, alla difesa della vita e del matrimonio fra un uomo e una donna, non possono essere divisi, nella valutazione dei cattolici in vista delle prossime elezioni regionali, da quelli relativi ad aspetti sociali come l'accoglienza agli immigrati, il diritto alla casa e al lavoro. «Si tratta - prosegue la nota - di valori chiaramente e ripetutamente ribaditi dal magistero conciliare, postconciliare e pontificio e che possono essere sinteticamente richiamati: fra tutti, il rispetto della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale; la tutela e il sostegno della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; il diritto di libertà religiosa, la libertà della cultura e dell'educazione. E quindi il diritto al lavoro e alla casa; l'accoglienza degli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l'integrazione; la promozione della giustizia e della pace; la salvaguardia del creato».
Per la Cei, tuttavia, non c'è nessuna contraddizione rispetto alla prolusione di Bagnasco di due giorni fa: il rispetto della vita contempera infatti anche la solidarietà sociale. Che questi interventi vadano letti come «interferenza» o meno, dibattito annoso e alquanto noioso, la nota dei vescovi liguri conferma quanto gli osservatori più attenti dello scenario politico vanno ribadendo da tempo, e cioè che i partiti non devono, per mera convenienza elettorale, cercare di fungere da megafono degli auspici della Chiesa proprio perché la concezione del mondo evocata dai vescovi, da prendere «in blocco», non consente di dire chi sta con la Chiesa e chi no. Se infatti il valore della vita è un discrimine è chiaro che nel Lazio il voto dei cattolici non dovrebbe andare a Emma Bonino ma se è un discrimine anche il valore dell'integrazione è ovvio che il voto dei cattolici non dovrebbe andare nel Nord a un candidato leghista. Si capisce bene, allora, che il gioco della strumentalizzazione delle parole dei vescovi può portare ad esiti non sempre scontati ed è bene allora che ognuno faccia il proprio mestiere: i vescovi indichino i principi di etica cui conformarsi e i partiti raccolgano voti sulla base di programmi che devono sempre essere sintesi di bisogni complessi più che manifesti morali. Su questo punto va dato atto a Renata Polverini di non essere caduta nella trappola di ergersi a paladina dei «desiderata» clericali pur nella consapevolezza che molti elettori del centrodestra sono contrari sia all'aborto sia all'eutanasia. Un dato che va tenuto in considerazione accanto a un altro elemento, non meno importante: sulle questioni eticamente sensibili non c'è una "linea" da seguire rispetto a un'altra e nel Pdl sono
presenti differenti sensibilità.
Su questo tasto ha battuto Benedetto Della Vedova chiedendo al centrodestra di non allinearsi a Bagnasco. Detto questo, ognuno farà in coscienza le sue valutazioni tra una candidata come Emma Bonino, favorevole all'eutanasia, e una come Polverina, secondo la quale alla base del matrimonio c'è la differenza tra i sessi. Ognuno si porta dietro una storia che farà la differenza al momento del voto. Quelle relative alla bioetica sono grandi questioni il cui peso la politica non è in grado di sopportare (non lo diciamo noi, sono i fatti che lo hanno dimostrato) sconfinando subito nei toni sopra le righe, sfiorando il fanatismo da una parte e dall'altra. Proprio gli aut aut, in materia, sono quelli che producono diffidenza e scetticismo in chi assiste allo spettacolo, perché se è evidente che Bagnasco padroneggia il tema di cui parla non altrettanto si può dire di quelli che sono accorsi ad applaudirlo o a criticarlo. Difficile che chi voglia una parola conclusiva su argomenti così scottanti si affidi alla competenza di un politico.
Questo non significa che, anche alla base dei percorsi politici, non vi sia una differenza tra le rispettivi concezioni dell'uomo: essa concerne il significato che si dà alla persona, alla sua presenza qui e ora, al suo legame con il mondo che lo circonda e con il processo di generazione di cui può essere artefice. Non è che un partito abbia il dovere di contemplare nel suo programma questi concetti, le culture di riferimento sono note, e rispetto ad esse sarebbe ora di superare la dicotomia tra laici e clericali, un po' troppo ottocentesca, per adottarne un'altra, più
onnicomprensiva e soddisfacente se si guarda alla sostanza delle idee, quella tra materialisti e antimaterialisti (idealisti? Spiritualisti? Tradizionalisti?Religiosi? Cattolici? Come si vede meglio non specificare...).
Questo sì che è un discrimine reale e sottolinearlo non comporta l'allineamento al Vaticano come non comporta la deriva pericolosa secondo cui la libertà dell'individuo incontra limiti solo nella stessa coscienza del singolo. Ma queste differenze, vecchie come il cucco, non saranno sciolte né da un voto né da un referendum né da una lettera pastorale né da un programma elettorale.
Perciò meglio votare il candidato che ci dà più fiducia, magari perché pensiamo che non ruberà, che non truccherà le gare d'appalto, che non si dedicherà a giri di escori e di trans. Di questi tempi è già moltissimo riuscire a individuare un politico di questo tipo. La cosa richiede un po' di energia intellettuale... meglio risparmiarci altri sforzi.
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