Chi vince le politiche d'autunno?

Dalla Rassegna stampa

In una politica di solito stagnante come quella italiana la possibilità di elezioni anticipate è apparsa veramente una novità eccessiva, quasi un fuor d'opera. Eppure, nel volgere di poche ore si è arrivati a discettare sul voto politico come se non appartenesse ai futuribili, ma potesse svolgersi di li a poco.

Premesso che in ogni caso nessuno si sogna di far cenno a elezioni in questa primavera (bastano e avanzano le comunali, dopo l'azzeramento delle provinciali), e che quindi le ipotesi riguardano semmai l'autunno prossimo, si può al più riflettere su chi, oggi, trarrebbe vantaggi dal voto anticipato, e quindi potrebbe agire per anticipare l'appuntamento del 2013.

Ebbene, il Pd sarebbe oggi l'unico partito che sicuramente non solo non riceverebbe danni, ma avrebbe concreti ricavi dalle urne. Dall'opposizione passerebbe alla maggioranza, laddove il Terzo polo resterebbe in ogni caso fuori da un'alleanza vittoriosa e dovrebbe affidarsi all'ipotesi, già fallita per l'Udc nel 2008, di risultare indispensabile a palazzo Madama.

Non c'è un sondaggio, infatti, che dia il P& in vantaggio sul Pd.

I democratici, a loro volta, paiono ancora distanti da quel solido terzo di voto popolare ottenuto nel 2008, ma hanno dalla propria, oltre l'abisso nel quale sono precipitati i berlusconiani, la solida certezza del seguito che arriderebbe a due potenziali alleati: Idv e Sel. Un'intesa a tre garantirebbe la vittoria alla Camera, mentre al Senato le previsioni sono divise fra chi vede egualmente vincitrice una siffatta coalizione e chi la ritiene insufficiente.

A sinistra, poi, stanno altresì formazioni minori che, nel loro insieme, possono contare il 3% (alcuni dicono anche fino al 5%): verdi, radicali, socialisti. A parte, ancora, stanno i due partiti comunisti. I democratici, insomma, potrebbero ottenere una solida affermazione elettorale, la stessa che avrebbero potuto conseguire l'autunno scorso, se avessero inibito il successo Pier Ferdinando Casini parlamentare all'operazione Napolitano-Monti.

Si potrebbe obiettare che il Pd dovrebbe però sorbirsi il porcellum, laddove con un'altra legge elettorale potrebbe correre senza vincoli di alleanze preventive. È vero, ma non è affatto detto che l'attuale sistema elettorale dispiaccia più di tanto al Pd, segnatamente alla segreteria, che è ben più libera, con siffatto metodo, nella scelta dei candidati e soprattutto nella predeterminazione dei gruppi parlamentari. Anche la necessità di presentarsi secondo l'ormai famigerata «foto di Vasto» dispiace fino a un certo punto, posto che nelle prossime amministrative accordi su tale falsariga saranno ampiamente diffusi. Un'alleanza col Terzo polo, viceversa, recherebbe una forte perdita a sinistra e non fornirebbe assoluta-mente la certezza di vincere.

Il Pd, quindi, sulla carta avrebbe molto da guadagnare da una crisi irreversibile del governo. Oggi, però, si tratta di un'ipotesi meramente di scuola. Solo passati i due turni delle elezioni comunali, e verosimilmente superate altresì le ferie estive, si potrà accertare se questa manovra passerà dal tavolo di studio alle aule parlamentari.

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