Chi ragiona e chi ulula

Dalla Rassegna stampa

L’economista Milton Friedman sosteneva che la libertà ha due grandi avversari: gli intellettuali e gli industriali. I primi - riteneva - vogliono per sé la libertà che non sono disposti a concedere agli altri. Gli industriali predicano il libero mercato, ma poi per se stessi chiedono i sussidi pubblici. Marchionne non è della categoria e, in più, ha il difetto di parlare chiaro e di volere investire 20 miliardi di euro in Italia: o a Mirafiori vince il sì o Fabbrica Italia non apre e Fiat emigra.
 
Maurizio Landini, l’uomo della Federazione impiegati e operai metalmeccanici (Fiom) è chiaro quanto Marchionne: è un ricatto: o voti sì, o la fabbrica chiude. Landini ha l’obiettivo - anche innescando un Vietnam di ricorsi giudiziari - di «far saltare l’accordo» che non ha firmato. E un po’ come gli intellettuali criticati da Friedman: il referendum va bene solo se vince la Fiom? I sì valgono, moralmente, meno dei no? Susanna Camusso, segretaria della Cgil, il problema di una vittoria del sì e di essere tagliata fuori, invece, se lo pone eccome. Lo ha chiarito a Landini, salvo spendere nelle ultime 48 ore parole di fuoco in linea con la Fiom. Perché? Non è credibile che la Cgil possa preferire diritti perfetti in fabbriche chiuse, a diritti imperfetti in impianti aperti. E, allora, per tentare di capire la partita di Mirafiori, è lecito porsi una domanda: può il governo permettersi che la Fiat lasci l’Italia? La risposta è evidente ed è verosimile che la vittoria del no l’uscita della Fiat e un eventuale intervento politico - potrebbero riaccendere nella Cgil la speranza di rientrare in partita, non solo in quella - scontata - della rappresentanza sindacale. E se vincono i sì? La Camusso potrebbe chiudere i conti con la riottosa Fiom, ma si troverebbe all’angolo. Dove ha deciso di stare inspiegabilmente visto che ha firmato contratti analoghi, in termini di flessibilità, a quello di Mirafiori (chimici, siderurgia...) senza che nessuno abbia gridato alla minaccia per la democrazia.
 
Perché tutto questo a Mirafiori accade? Chi oggi ulula all’attacco al lavoro, forse era distratto di fronte ai radicali cambiamenti imposti da una globalizzazione che non è né di destra, nè di sinistra ma è semplicemente un fatto. Lo sanno bene piccole e piccolissime imprese o le partite Iva mano-committente. Lo ha capito suo malgrado anche il sindacato americano Uaw, che oggi detiene la maggioranza di Chrysler: «Abbiamo pagato un grande prezzo - ha spiegato il leader di Uaw, Bob King - per non aver compreso i cambiamenti. Oggi la nostra maggiore responsabilità è collaborare con la controparte... fare sacrifici quando sono necessari ed essere ricompensati quando la situazione migliora». In caso contrario, semmai, potranno sempre chiederne conto alla Fiat.

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