Chi è garantista deve votare no

Ci sarà anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, questo pomeriggio in Aula della Camera durante la votazione sulla mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo in seguito al coinvolgimento nell'inchiesta sulla cosiddetta P3. Proprio ieri sera il premier ha incontrato il sottosegretario a palazzo Grazioli ma dal faccia a faccia non sarebbero usciti particolari di rilievo in merito ad eventuali decisioni da assumere prima del voto alla Camera. «L'occasione su cui si è soffermata la convergenza fra l'Udc, Fli, Api è discutibile perché la mozione contro Caliendo richiede un voto negativo da chiunque sia un normale garantista e tali sono certamente quasi tutti i deputati che appartengono a questi tre gruppi parlamentari. Allora l'occasione di un voto che deve esprimere la garanzia da dare ad un sottosegretario oggetto di un attacco sconsiderato è invece utilizzata per l'avvio di una manovra politica». Così Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. Per il ministro leghista Maroni, invece, nel caso il governo guidato da Silvio Berlusconi dovesse essere sfiduciato dal Parlamento «non ci sono alternative al voto anticipato. Con la novità, per l'Italia, che si voterà a ottobre o novembre, ma cambia poco. Senza la Lega non si va da nessuna parte, anche perché al Senato un qualsiasi altro governo non potrebbe prendere la fiducia». Per il titolare del Viminale quindi «non esiste una maggioranza diversa da quella che hanno voluto gli elettori. È irrealizzabile. Non c'è spazio per questi giochetti». Di rottura, infine, la posizione dell'ex ministro An Mario Landolfi: «Se i parlamentari del gruppo Fli dovessero astenersi nel voto sulla mozione Caliendo, il presidente del Consiglio un minuto dopo dovrebbe salire al Quirinale per illustrare la situazione al Presidente della Repubblica» ha detto a Radio Radicale. «Il governo deve dimostrare di disporre di una maggioranza certa, che non sia solo declamata ma anche praticata. Il governo deve dimostrare di poter contare su una maggioranza, anche numerica, forte».
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