A chi arriva prima al seggio un frullatore in regalo

Matteo Mecacci è un deputato radicale del Pd, ha 36 anni e domenica 3 aprile è andato in Kazakistan come osservatore Ocse (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) durante le elezioni. Ecco il suo diario.
Gotham City - Parto venerdì 1 aprile da Roma, arrivo alle 6 di sabato, via Vienna. La temperatura ad Astana, capitale del Kazakistan, è sotto zero e l'atmosfera surreale: sarà anche la patria di Borat (quello del film), ma questa città, costruita dal nulla in mezzo alla steppa ghiacciata, sembra Gotham City.
Numeri - Sono vicecapo delegazione Ocse: 80 parlamentari di 26 Paesi e 500 osservatori internazionali: alcuni sono qui da un mese e mezzo. Il Kazakistan è governato da un dittatore. Nursultan Nazarbayev. Alle urne avrà solo tre finti avversari: uno ha già detto che voterà per lui.
Nur - Silvio - Oltre ad aver costruito Astana, Nazarbayev ha sviluppato un particolare culto della propria personalità. Megaritratti a ogni angolo e il suffisso Nur del suo nome davanti tutto il resto. IL partito? Nur Otan. La banca? Nur Bank. Mesi fa, proprio qui, Berlusconi definì Nazarbayev «un modello».
Domenica - Sveglia alle 5.45, i seggi aprono alle 7. Sono accompagnato da una funzionaria di Montecitorio, da un parlamentare olandese di origine turca, da un interprete anglo-kazako e da un autista locale che non smette mai di parlare: ensemble assai poco leghista.
Urss - L'autista si rivela un nostalgico del comunismo. E Nazarbayev, al tempo dell'Urss, era segretario del Partito, quindi è tutto a posto. A un certo punto si mette a ridere: «Come mai Berlusconi è così amico del nostro presidente? Non è un capitalista?». Rispondo: a entrambi piacciono più i sondaggi che le elezioni.
Premi - Camminando nella neve arriviamo al primo seggio, una decina di persone è già in coda. Alle 7 in punto parte l'inno nazionale a tutto volume, poi si comincia a votare: al primo arrivato regalano un frullatore, al primo diciottenne un phon. Gli astanti applaudono.
Radio - Una giornalista della radio di Stato mi chiede insistentemente di lodare la bontà delle loro elezioni rispetto a quelle di altre Paesi. Svicolo con fatica.
Montone - C'è grande calca. Le liste elettorali sono un po' strane: qualche nome lo stanno aggiungendo a penna giusto ora. Dopo qualche domanda «scomoda». ci invitano a prendere un tè. È l'ospitalità kazaka: una tavola imbandita per 30 persone con affettati (montone incluso), verdure e altri cibi non identificati. Ci limitiamo al tè.
Affluenza - Andiamo verso la steppa: ci fermiamo in un villaggio di 50 case a una ventina di chilometri da Astana. Il seggio è in una piccola scuola e l'affluenza al voto è già molto alta. Chiedo alla presidente in quanti voteranno. Mi guarda basita: «Tutti».
Risultati - Nazarbayev ha vinto col 95,5% dei voti e il record di affluenza, l'Osce ha denunciato censure, pressioni, brogli e irregolarità varie. Le molte imprese italiane che fanno affari qui dovrebbero ricordare che la «stabilità autoritaria» delle dittature non è quella del diritto che serve alla buona economia.
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