Che pena i «minzolicidi» frustrati e codardi

Dalla Rassegna stampa

Aldo Grasso è un critico televisivo, scrive sul Corriere della Sera. È un professore, cosa che oggi va molto di moda. Il suo ego e la sua sfrenata ambizione lo hanno portato, 18 anni fa, a passare dall'altra parte della barricata. I programmi, invece di criticarli, ha provato a farli. Fu un clamoroso flop, durato per fortuna degli ascoltatori neppure un anno. Aldo Grasso accettò infatti di dirigere Radio Rai nella sciagurata stagione della Rai dei professori, un esperimento simile a quello in corso d'opera nel nostro governo. Da allora Grasso non ha più alcuna autorevolezza, è uomo di parte e per di più rancoroso per il suo insuccesso. Ieri ha sfogato la sua frustrazione sul direttore del Tgl Augusto Minzolini, scrivendo un articolo al veleno («Il peggior tg della storia») alla vigilia del consiglio di amministrazione Rai che, domani, secondo le indiscrezioni, dovrebbe rimuovere Minzolini.

Grasso ha due caratteristiche. La prima è quella di stare sempre dalla parte di chi vince, la seconda è quella di conoscere bene i meccanismi della politica. Che si sta preparando a celebrare uno dei suoi ipocriti riti. Lo sa bene Lorenza Lei, direttore generale che domani chiederà la testa di Minzolini per vili motivi politici, quanto la politica sia stata fondamentale nella sua nomina a numero uno della Rai. Se la signora avesse un minimo di memoria e di dignità direbbe: no, io questa porcata non la firmo. Perché, cara signora Lei, come dite voi donne «se non ora quando» dimostrare che siete meglio di noi uomini (potendolo fare)?

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