La character assassination inventata dalla Bonino sul Daily Beast

Dalla Rassegna stampa

Non avevo mai visto Emma Bonino sorridere così, mentre raccontava al Daily Beast la character assassination che le avrebbe fatto il Foglio per motivi di difesa berlusconiana e per mano quindi della berlusconiana Marina Terragni (giornalista, scrittrice, femminista così convintamente di sinistra da avere partecipato intensamente alle primarie milanesi del Pd). Emma Bonino è famosa anche per la ruvidezza, simpatica per la scontrosità, per il modo in cui fugge dalle interviste, si nega, si scoccia, sbuffa, bidona chi la insegue per una dichiarazione, ma a New York era radiosa e attenta a non dispiacere il punto di vista di Tina Brown (direttore del Daily Beast e di Newsweek molto appassionata di questioni femminili: ama descrivere le italiane, forse per semplificare e per rendere la cosa più sexy, come dei piccoli panda da salvare, in balia di uomini che, nella migliore delle ipotesi, non hanno mai fatto una lavatrice in vita loro, donne del Terzo mondo che passano il tempo a spazzare il pavimento della caverna).
Orgogliosa (giustamente) per essere stata inserita da Newsweek fra le centocinquanta donne che scuotono il mondo, unica italiana, Emma Bonino è stata invitata a discutere di oppressione femminile nel summit "Women in the World", a New York, come tipa tosta e come vicepresidente del Senato, Marina Terragni ha letto su Repubblica che Emma Bonino ha ricordato "La grande stagione delle nostre conquiste degli anni Settanta, il divorzio, l'aborto... e poi il lungo sonno degli anni Ottanta e Novanta, ricacciate in casa, private delle strutture sociali più elementari". Dev'essere stata la privazione delle strutture sociali più elementari, o la ricacciata in casa, o il particolare che Emma Bonino discutesse insieme a un'egiziana e a un'iraniana e a una saudita ("tutte oppresse a pari merito") a indignare Marina Terragni, che ha mandato un pezzo critico al Foglio, pubblicato sabato scorso, in cui cita la filosofa femminista Luisa Muraro (berlusconiana più o meno come Gandhi) e le amiche della Libreria delle donne di Milano (ultrà berlusconiane tendenza Simone de Beauvoir). "Il vittimismo e il pariopportunismo possono fare danni assai più seri di qualunque mediaticissimo velinismo", ha scritto Marina Terragni, ma secondo il Daily Beast, articolo di Jesse Ellison, "ha lanciato l'equivalente di una character assassination", sbeffeggiando Emma Bonino "su ogni cosa, dall'abito all'età", il che è una totale invenzione, o forse solo una scarsa conoscenza dell'italiano. Del resto la migliore battuta di "Mangia prega ama", best seller americano di Elizabeth Gilbert, è "Perché studi l'italiano? Be', se l'Italia dovesse invadere di nuovo l'Etiopia, stavolta con successo, potresti vantarti di conoscere una lingua che si parla in ben due paesi al mondo". Però Emma Bonino conosce l'italiano e conosce il Foglio, ma intervistata dal Daily Beast ha detto sorridentissima che questa è una "character assassination, tipicamente italiana". Che è un modo non esemplare ma furbo per farsi adorare da Tina Brown, eroicizzare il Daily Beast, continuare a fare dibattiti con Barbie Nadeau, reporter di Newsweek, e Violante Placido, attrice, e spiegare alle ragazze americane la nostra arretratezza ("prima moglie e poi donna") e lo stereotipo italiano celebrato dalla tivù: o madre di famiglia o bella ragazza.

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