Ceneri per Capezzone, il convertito

Dalla Rassegna stampa

Singolare iniziativa dei Radicali che domani inviteranno il portavoce del Pdl a pentirsi “per aver pensato, detto e scritto brutte cose su Berlusconi”, ai tempi in cui militava al fianco di Pannella. E preparano un dossier con gli ipse dixit più gustosi
Convertito lo è di certo, pentito chissà. Daniele Capezzone domani riceverà una visita dei Radicali, fino a sette anni fa suoi vecchi compagni, quando militava a fianco di Marco Pannella. Anzi del caravanserraglio radicale ne è stato per qualche tempo logorroico segretario e persino deputato per la Rosa nel pugno, una delle tante giravolte elettorali del vecchio tribuno. Poi la folgorazione sulla via di Arcore, senza per questo perdere sicumera e loquacità. Domani, primo giorno di Quaresima, sarà invitato a pentirsi per tutto ciò che ha “pensato, detto e scritto” a quei tempi sul suo attuale principale. «Riteniamo sia doveroso per Daniele Capezzone, candidato numero 2 della Lista Pdl nella Circoscrizione Piemonte 1, cospargersi il capo di cenere e fare atto di contrizione nei confronti del suo attuale leader Silvio Berlusconi per tutte le brutte parole pensate, dette e scritte contro di lui dal 2003 fino a sette anni fa». E Silvio Viale, Giulio Manfredi e Igor Boni allegano un florilegio parecchio gustoso del “Capezzone ex pensiero”.
 
20 dicembre 2003: “Il primo ministro Berlusconi si è sdraiato per due ore sulla prima rete televisiva, riversando sugli spettatori la sua soddisfazione per trionfi, miracoli, successi che nessuno, ormai, scorge da nessuna parte, a parte i tenerissimi Emilio Fede e Sandro Bondi […] Ciascuno può vedere a che punto siamo dopo due anni e mezzo nei quali Berlusconi ha avuto una maggioranza di 100 deputati alla Camera e di 50 senatori a Palazzo Madama: nulla di quanto fu promesso allora si vede oggi, e, per sovrammercato, sono state varate (o sono in via di perfezionamento) leggi letteralmente talebane”.
 
29 maggio 2004: “Ogni volta che si tratterebbe di fare politica, di articolare il discorso, magari di conquistare nuovi alleati, o almeno di scompaginare gli avversari, niente. Berlusconi non lo fa né vuole o sa farlo, e si rifugia in un unico copione anche troppo sperimentato: il monologo, per non dire il tunnel solipsista e autocelebrativo. I cieli alle sue spalle si fanno sempre più azzurri e privi di nubi; le imprese del narratore-attore (cioè sempre lui) diventano quelle di chi è “già entrato nella storia”; e il mondo diventa una specie di anticamera dove i vari Bush, Blair, Putin, attendono ansiosi di poterlo incontrare, per ricavarne luce ed ispirazione. Ci sarebbe da sorridere, ma prima o poi tutto questo rischia di divenire costoso. Costoso per gli altri, perché quanto più le cose si faranno difficili per lui, tanto più sarà fatalmente indotto a cercare scorciatoie populiste; costoso per lui stesso, perché rischia di non rendersi conto dell’effetto respingente che si sta creando nel paese (ne sono testimonianza i pessimi indici di ascolto registrati in occasione delle sue ultime presenze televisive)”.
1° novembre 2004: ”Gli rimarranno solo il conflitto d’interesse e le leggi ad personam. A questo punto cercherà di giocarsela alla fascista e preparerà la salvezza dei suoi beni accordandosi con la sinistra. Vogliamo partecipare a questo gioco? No, io voglio partecipare ad altre battaglie politiche”. 2 dicembre 2004: […] dopo la breve parentesi in cui si impegnò con noi a sostenere il modello nordamericano (prospettiva abbandonata, ahimè, in primo luogo da lui, oltre che dal resto delle forze di maggioranza e di opposizione italiane), Berlusconi si sta piuttosto orientando verso il modello sudamericano”.  Il 6 ottobre 2005 a Berlusconi che aveva detto che “la rivoluzione liberale non è stata ancora completata” Capezzone ha risposto con una battuta: ”E’ un’affermazione buona per ‘Markette’, la rivoluzione liberale non è mai iniziata”. 26 novembre 2005: “Ho sentito che Silvio Berlusconi si è paragonato a don Luigi Sturzo, ma a me sembra che sia più l’erede di Don Lurio. Credo che gli elettori dovranno esprimere una valutazione sugli ultimi dodici anni dell’attività politica del premier. La campagna sulla verità la facciamo noi: quando è entrato in politica per combattere il mostro comunista, Berlusconi aveva 5 mila miliardi di vecchie lire di debiti, adesso ha un attivo di 29mila miliardi di lire. In fondo questo regime comunista non è stato così perfido con lui”. E via citando…

 

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