In cella dopo il pestaggio. "Intervenga il Governo"

Dalla Rassegna stampa

«Ho sbagliato: non portavo il casco. Il pub era lì vicino e pensavo che non ci avrei messo tanto: pagherò la multa. Ma c’era davvero bisogno di picchiarmi?». Stefano Gugliotta ha lo sguardo di chi non capisce cosa stia accadendo. Di chi, come spiega lui stesso, «non sa perché si trova in carcere». Su un lettino del centro clinico di Regina Coeli, il ragazzo di 25 anni arrestato mercoledì scorso per gli scontri dopo Roma-Inter risponde alle domande del senatore dell’ivd Stefano Pedica.
Sorride ogni tanto, ma non riesce a mascherare il nervosismo. «Con lo stadio non c’entro - giura - non c’ero nemmeno andato. Ho cenato a casa con i miei genitori e sono uscito all’inizio del secondo tempo per festeggiare il compleanno di mio cugino. Loro, i poliziotti, non mi hanno chiesto nemmeno i documenti».
Ma ci sarebbe di più. «Al ragazzo - rivela il senatore Pedica, che oggi andrà dal pm i poliziotti avrebbero chiesto di firmare un foglio con una "x" già sbarrata, dove si leggeva che avrebbe rifiutato visite mediche supplementari, ma lui si è opposto. Solo dopo ha potuto firmare un foglio con le caselle ancora vuote». Un comportamento «che fa riflettere», commenta Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.
Gugliotta ha un dente rotto, una ferita alla testa suturata con sei punti e diversi segni di colpi inferti con un corpo contundente su schiena, braccia e fianchi. «Mio figlio non dorme, la ferita alla testa fa impressione - precisa la madre, Raimonda -. Mi ha raccontato che mentre lo picchiavano avevano la bava alla bocca».
A Regina Coeli, secondo Mario Staderini, dei Radicali, c’è un altro ragazzo, un tifoso, con lesioni a una vertebra dopo essere stato investito da un’auto della polizia. «Quella sera - ricordano gli amici degli altri 8 arrestati - i poliziotti davano la caccia a un ragazzo con il giubbotto rosso che da uno scooter aveva tirato dei sassi contro di loro». Una descrizione che poteva rimandare a Gugliotta. Il suo avvocato, Cesare Piraino, ha consegnato una memoria al pm Francesco Polino nella quale si chiede di identificare tre agenti, tra i quali un funzionario. Il legale del giovane (che ha un precedente per rapina e una segnalazione per consumo di droga seguita a un incidente) ha depositato anche un elenco di 14 persone
pronte a testimoniare e consegnato al magistrato i due video. «C’è un’inchiesta in corso. Il questore Caruso ha detto che saranno verificate le responsabilità, se ci sono», ha spiegato il ministro dell’Interno Maroni, che assicura: «I responsabili saranno puniti». Oltre ai Radicali e al Pd, che con due interrogazioni hanno chiamato in causa il governo, interviene Paola Frassineti (Pdl), vicepresidente della commissione Cultura e Sport della Camera: «Si è trattato di un brutale pestaggio». E in Questura, su impulso del capo della polizia Antonio Manganelli, è già partita «una rigorosa attività ispettiva», per verificare eventuali «eccessi e abusi che saranno perseguiti e sanzionati».

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