Il Celeste ha una sola cosa da fare

Dalla Rassegna stampa

Irridente, Roberto Formigoni nei giorni scorsi ha twittato contumelie contro Europa (per noi è una delle due medagliette recenti, l’altra essendo le infamie di Grillo), “colpevole” di aver pubblicato articoli nei quali si pronosticava la sua caduta politica prima ancora che giudiziaria, evidenziando quello che tutti sanno, che cioè Berlusconi e Maroni sono pronti a mollarlo al suo destino: il primo perché lo detesta da sempre, il secondo perché al Pirellone vuole andarci lui. È la politica dei pescecani, il Celeste queste dinamiche le conosce da decenni.
Poi ci sono le macchie. Quelle che inducono gli organizzatori del meeting di Cl, luogo simbolo della forza formigoniana, a cercare di tenerlo quest’estate un po’ nell’ombra, il Governatore lombardo, la cui figura è ormai sporcata da troppi elementi. Fino all’avviso di garanzia con l’ipotesi di corruzione per la vicenda dei “regali” dell’amico Daccò ora in galera e le ipotizzate contropartite in violazione delle leggi. Roba grave, di milioni, e maleodorante.
Il Governatore comparirà dinanzi ai magistrati. C’è da dire che il garantismo vale sempre, per chiunque, anche per un uomo potente come Roberto Formigoni. I pm indagheranno, lui si difenderà, altri magistrati decideranno.
Il punto politico però è semplice: la Lombardia non può essere più guidata da un uomo così impicciato da accuse, inchieste e denunce (a partire da quella dei radicali sulle firme false, peccato originale di quest’ultimo mandato formigoniano). Meritano di meglio, i cittadini lombardi.
Il Celeste peraltro prosegue con invidiabile tenuta – ma diremmo meglio: tracotanza – ad attaccare giudici, avversari politici, giornali. Lo abbiamo visto nella conferenza stampa di ieri, rabbioso e incanutito, arrogante e farraginoso, combattere un corpo a corpo disperato con la realtà. Un uomo che non riesce a scorgere l’unica via d’uscita possibile: andarsene.

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