E la Cei del dopo Ruini bussa alla porta del Pd

I “MESSAGGERI" della Cei questa volta hanno bussato anche alla porta del Pd. Dopo anni di incomunicabilità, adesso anche i vescovi aprono un canale di dialogo con il centrosinistra.
Solo uno spiraglio, certo, e per di più farcito di condizioni e paletti. A cominciare dalla necessità che il partito democratico a livello nazionale non potrà farsi condizionare dalla «laicista» Bonino come è accaduto nel Lazio. Ma comunque un segnale di novità rispetto alla linea "procentrodestra" impressa da Camillo Ruini nell`ultimo decennio. In questi giorni Pierlugi Bersani è stato direttamente aggiornato del cambiamento. Suscitando una punta di nervosismo nel presidente del consiglio, Silvio Berlusconi.
Gli "ambasciatori" cattolici impegnati nel partito democratico hanno spiegato al leader di largo del Nazzareno che i movimenti interni alla Conferenza episcopale sono qualcosa di più di una «cortese attenzione». Riflettono anche una battaglia interna. In effetti quel che si sta decidendo nelle sale ovattate del Consiglio permanente della Cei non concerne solo le prossime elezioni amministrative. Molti prelati,ad esempio, iniziano a interrogarsi sulla «fine del "ruinismo"», sulla conclusione del rapporto privilegiato con Silvio Berlusconi e sul «nuovo» confronto con il centrosinistra. Un vero e proprio redde rationem tra "ruiniani" e"anti-ruiniani". Con il cardinal Bagnasco impegnato in una difficile opera di mediazione.
Del resto, da lunedì scorso - da quando cioè ha preso il via il summit dei vescovi - i colloqui più riservati si sono concentrati su un interrogativo: «è finita l`onda lunga del ruinismo?». La tensione è molto alta. La prolusione letta da Bagnasco è stata "corretta" dalla nota pastorale dei vescovi liguri (tra cui lo stesso Bagnasco) e successivamente è stata " chiarita" dal portavoce della Cei. Un`opera di "bilanciamenti" puntata solo ed esclusivamente sui «nuovi» rapporti politici. E che prende corpo su alcuni "particolari" che nel mondo della Chiesa provocano dei sommovimenti tellurici. A cominciare dall`elenco dei «valori non negoziabili» per i cattolici.
I riflettori dei "ruiniani` si accendono sui temi etici dell`aborto, divorzio e difesa della vita. Gli " anti-ruiniani" estendono all"`area sociale" i principi irrinunciabili. Tra questi la difesa del lavoro e la tutela degli immigrati. Un confronto tanto serrato da costringere Bagnasco a "limare" la sua prolusione con una nota dei vescovi liguri. I valori, si leggeva nel documento di Genova, «vanno assunti nella loro integrità». Una posizione che appena dieci giorni fa era stata sottolineata da un altro fronte "anti-ruiniano", quello della diocesi di Roma. Il Cardinal Vallini, vicario del Papa nella Capitale e molto vicino al Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha fatto pubblicare domenica 14 marzo da Avvenire un documento - molto simile a quello dei "colleghi" della Liguria - centrato sulla «dignità della persona umana» per cui sono «diritti irrinunciabili» la difesa della «sacralità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna», ma anche «il lavoro retribuito secondo giustizia, la cura della salute,
l`apertura agli immigrati».
Principi posti tutti sullo stesso piano. Non a caso, due giorni dopo, con un`intervista al Foglio, proprio Ruini presenta le sue puntualizzazioni all`articolo di Vallini: «è indispensabile richiamare l`attenzione sui temi veramente fondamentali che la nota richiama con chiarezza e precisione. Tra questi la difesa della vita, il sostegno alla famiglia fondato sul matrimonio tra uomo e donna e più in generale il rifiuto di un permissivismo che mina le basi della società».
Gli altri «diritti» scivolano nella parte bassa della gerarchia. Il braccio di ferro sta continuando in queste ore nel Consiglio permanente della Cei. I "ruiniani" rappresentano ancora una forza imponente negli assetti della Cei. Il feeling con il Cavaliere non è venuto meno. Basti pensare al lungo incontro tra "Don Camillo" e Berlusconi del 20 gennaio scorso. E alle parole pronunciate ieri da Romano Prodi: «Ho incontrato difficoltà non marginali nella mia attività di governo durante la quale il cardinale Ruini era presidente della Cei: forzando il concetto di non negoziabilità dei principi ha, con grande abilità politica,
impedito ogni possibilità di mediazione su alcuni temi». Ora, invece, il fronte" anti-ruiniano " insiste proprio sulla necessità di non legare indissolubilmente la Chiesa al berlusconismo. Pronti a dialogare con il centrosinistra ma con precise condizioni: che il «laicismo» non guidi e non condizioni la coalizione che Bersani sta costruendo.
Un`apertura "condizionata" comunicata al segretario del Pd. Tant`è che dopo l`intervento di Bagnasco e la "correzione" dei vescovi liguri, l`inquilino di Largo del Nazzareno ha evitato con cura ogni polemica. Anzi, è andato oltre. «Siamo apertissimi - ha sottolineato - ad una discussione con la Chiesa non solo sui temi sociali ma anche su quelli antropologici. Una disponibilità che stavolta è stata recepita anche ai piani alti della Curia.
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