Cei critica, anzi no. Anche i vescovi divisi sul decreto.

Dalla Rassegna stampa

Il decreto salva-liste spacca la Chiesa. «E' altamente scorretto cambiare in corsa le regole del
gioco - attacca su "Radio Vaticana" il vescovo Domenico Mogavero, responsabile degli affari giuridici della Cei -. La democrazia è una realtà fragile che non si improvvisa ogni giorno: non può prevalere l'arbitrio di qualcuno e serve il rispetto di norme certe». Invece, «in questo grandissimo pasticcio il valore della partecipazione è messo in discussione dalla non osservanza di regole che sono una garanzia a tutela di tutti». Poi Mogavero rincara la dose: «E' un brutto precedente, un fatto giuridicamente grave, causato da un atteggiamento arrogante della maggioranza che ha preteso di aggiustare tutto senza riconoscere le proprie responsabilità. Il torto l'hanno fatto coloro che non hanno ottemperato alle regole». Inoltre, «in democrazia non si può distinguere fra regole e bene sostanziale. Le regole non sono un aspetto accidentale del vivere insieme, ma quelle che dettano il binario attraverso cui incamminarci».
Al contrario «Avvenire», il quotidiano dei vescovi, stigmatizza «l'abnorme anomalia, in un assetto ormai bipolare, di un eventuale confronto elettorale privato in partenza di uno dei due principali competitori», perciò «benedice» la soluzione legislativa decisa dal governo per le liste escluse. «Quale legittimità democratica sostanziale potrebbe vantare un presidente, una giunta, insediati senza la partecipazione di una fetta rilevante, quando non maggioritaria, di elettorato? - si chiede il giornale della Cei - E anche tra alcuni esponenti delle opposizioni si è fatta largo l'idea che non è desiderabile un'elezione dimezzata, una vittoria senza giocare la partita».
Alla fine interviene per fare chiarezza il portavoce e sottosegretario della Cei, monsignor Domenico Pompili. «Le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica ed hanno assunto nelle vicende degli ultimi giorni ricadute di tipo politico ed istituzionale - spiega Pompili -. Considerata questa connotazione, la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo». A giudizio di Formigoni quella di Mogavero è «un'opinione sbagliata», per Gasparri è solo «una dichiarazione smentita dalla Cei» e Renata Polverini si dice «felice di vivere in un paese democratico dove ognuno può esprimere il suo pensiero».
Ma che la questione faccia molto discutere nella Chiesa lo dimostra anche l'editoriale della rivista ciellina «Tracce», critico verso «l'incredibile sciatteria e il pressappochismo di chi ha presentato le liste elettorali». Quindi, «i puntelli non bastano: su quelli non si costruisce nulla. E allora chissà che questa vicenda non serva a riprendere il filo di una paziente e quotidiana opera di educazione che faccia interessare alla politica e alla costruzione del bene comune».
 

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