"Ce la metterò tutta, ma non sarà in discesa"

«Domani però tiriamo il fiato». La giornata più lunga di Emma si conclude con una promessa fatta a se stessa. La candidata fino a ieri in pectore del centrosinistra giura che non si farà stravolgere l’esistenza, non cambierà le sue abitudini, non parlerà tanto per parlare o per gratificare quella tv o quel giornale. Calma e gesso, «ci sono due mesi, anzi 11 settimane» prima del voto, giorni da vivere in apnea.
Per Emma che ama le immersioni inspirare questa volta vorrà dire isolarsi , mettersi intorno a un tavolo per pianificare una campagna elettorale che nessuno, forse neanche il vecchio guru Pannella, poteva immaginare in questo modo.
Colazione al solito bar dietro piazza Trilussa, cuore di Trastevere, da trent’anni il suo quartiere, e poi via di corsa a Largo del Nazareno da Pierluigi Bersani. Incontro che a dire il vero i radicali avevano chiesto da tempo. Restandoci male quando il segretario pd aveva deciso di farlo slittare a dopo le vacanze partendosene per gli Usa. «E’ che fa come Veltroni?», si erano lamentati a Torre Argentina.
Quando Bersani è tornato, Emma era già la candidata della Lista Bonino Pannella nel Lazio. Mossa prevedibile che però ha sparigliato le carte, gettato il pd nello psicodramma collettivo di chi si trova a decidere su un fatto compiuto.
Il faccia a faccia col segretario è durato ieri 40 minuti, presenti anche Pannella e Staderini. S’è parlato anche del Lazio ma non solo, di tutte le candidature regionali. Prima della Bonino, Bersani ne aveva parlato anche con Di Pietro.
Solo dopo il colloquio col numero 1 del Pd, la Bonino ha incontrato gli altri dirigenti del pd laziale, che, per la verità, avrebbero voluto parlarle sin da sabato per concordare strategie e modalità ma lei si era tirata indietro.
Cocciuta Emma lo è sempre stata. Come a Kabul, quando nel paese dei talebani da commissaria Ue tra kamikaze e granate si mise a parlare dei diritti delle donne. O quando, qualche anno fa, non più giovanissima, decise di mettersi a studiare l’arabo e si trasferì al Cairo e qualcuno le attribuì anche un flirt con un misterioso professore.
Sono le 14 quando, sciarpa beige e i soliti occhialetti, Emma esce dal corridoio a scacchi della sede nazionale pd e fa la prima mossa: «Ce la metterò tutta come normalmente so fare nelle cose. E’un nuovo inizio. Gli incontri sono stati utili e positivi, mi auguro che la mia candidatura venga accolta con entusiasmo, il tempo passa velocissimamente, ogni minuto conta».
Niente pausa-pranzo («ma Emma lo avrebbe saltato lo stesso», informano i collaboratori). Alle 16 la vice presidente del Senato è pronta a prendere la parola al dibattito sul Processo breve. Alle 18 Barbara Pollastrini la cerca per farle i complimenti. A inviarle Sms sono soprattutto le donne. Alle 19 riunione interna, che vuol dire faccia a faccia con Pannella «col quale - ricordano anche gli amici - il rapporto è fraterno ma anche conflittuale». Alle 20 altra riunione più organizzativa. C’è il problema del programma, lo staff, la lista. Si fa strada l’idea che debba essere una campagna molto nazionale, slegata in senso stretto dal territorio. Il nucleare non Montalto di Castro. I rifiuti non la discarica di Malagrotta. La Sanità non l’ospedale tal dei tali, «cercando voti anche a destra».
Poi ci sono quelli che si fanno vivi anche se da tempo erano spariti dalla circolazione. Troveranno comunque la porta aperte perché qui non si accumula rancore e i problemi da risolvere sono ancora tanti. Primo fra tutti quello dei finanziamenti. Per ora da mettere in campo l’inventario dei potenti mezzi si ferma a Radio Radicale. «D’accordo, ma domani tiriamo il fiato».
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