Cavilli e segreti, trasparenza fantasma

Dalla Rassegna stampa

I novanta giorni scadono il 16 febbraio. Ma allo scoccare del 91 esimo, non aspettatevi di conoscere tutto sulle incompatibilità, i conflitti di interessi e il patrimonio dei ministri e dei sottosegretari del governo italiano. Bisognerà aspettare almeno la fine di marzo, quando solitamente viene pubblicato il Bollettino delle dichiarazioni patrimoniali della Camera e del Senato. Il sottosegretario Carlo Malinconico ha promesso che presenterà i documenti "a breve", mentre Antonio Catricalà ha già depositato tutto a fine dicembre. Ma finché non si sarà esaurito il tempo a disposizione dei suoi colleghi, nemmeno i suoi dati sono consultabili. "Non sarebbe giusto nei confronti degli altri", spiegano da Palazzo Madama. La stessa tempistica vale all'Antitrust. Con la differenza che lì, i nomi e i cognomi degli incompatibili, non li conosceremo nemmeno se ci armiamo di pazienza. La relazione semestrale sul conflitto di interessi pubblica solo "dati aggregati". Ovvero elenchi di numeri e violazioni senza volto.

L'ultimo report porta la data di giugno 2011: quello che doveva essere presentato in questi giorni (relativo al periodo luglio-dicembre dello scorso anno) è in attesa delle comunicazioni del governo Monti. Ed è interessante notare come l'obbligo della trasparenza (istituito da una legge del 2004) non abbia ancora fatto breccia nel cuore dei politici italiani: quando al governo c'era il centrodestra, 6 ministri non hanno presentato nulla. E mancano all'appello anche 114 dichiarazioni patrimoniali dei familiari (vanno esibite anche quelle, per evitare che il conflitto di interessi si aggiri intestando a figli, sorelle, papi). Le 66 dichiarazioni in materia di incompatibilità sono arrivate tutte (anche se 35 in ritardo). E non è che tutto filasse liscio: dopo averle esaminate, l'Antitrust ha chiesto che venissero rimosse 91 "situazioni": più della metà erano incarichi in società, 12 impieghi pubblici, le altre poltrone varie in enti di diritto pubblico, attività professionali, lavori privati. Anche i componenti del governo Monti hanno già depositato la lista dei loro doppi incarichi: qui la scadenza è di 30 giorni. Ma a meno che non ci siano resistenze particolari, i nomi di chi ha lasciato cosa, non li sapremo mai.

Il controllo dei cittadini è costretto a fermarsi allo strato superficiale. E per controllare serve anche una pesante dose di buona volontà. Non basta certo un clic sul computer La legge prevede solo l'obbligo di pubblicazione cartacea. E per consultarla bisogna andare al Servizio Anagrafe Patrimoniale, a Sant'Ivo alla Sapienza, corso Rinascimento, Roma. In realtà, ai parlamentari basta firmare una liberatoria per autorizzare la pubblicazione su Internet della loro dichiarazione dei redditi. Quanti l'hanno fatto? "50 hanno consegnato la lettera di liberatoria; 17 hanno terminato le procedure", ha ricordato la senatrice Emma Bottino in un infuocato intervento nell'aula di Palazzo Madama. Ad agosto, mentre si discuteva il bilancio del Senato, un suo ordine del giorno venne dichiarato inammissibile. Lei non se ne fece una ragione: "Ma mi dite qual. è tutta questa rivoluzione che vi stiamo chiedendo? Quale problema c'è a rendere pubblico il nostro stato patrimoniale? Onorevoli colleghi, poi mi siederò con voi e discuterò con voi quello che volete - li implorava la Bottino - ma intanto, per favore, approviamo questo ordine del giorno". Il presidente del Senato non se la sentì di chiudere lì la questione. Ma per "evitare di dover esprimere un parere contrario" le propose "un lavoro realizzato dai senatori questori unitamente a un gruppo di lavoro, che potremo insediare e attivare". La Bonino acconsentì: "Chiedo la cortesia che si assuma l'impegno - tutto politico - di farlo insediare entro settembre, affinché sia pronto per il prossimo bilancio". Siamo a gennaio, il gruppo non si è ancora insediato. "E stato deliberato nell'ultimo Consiglio di presidenza - dice ora la senatrice radicale - Ora Schifani lo deve comporre".

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