Il Cavaliere vede il Cardinale Bertone “Separiamo Casini dai futuristi”

Dalla Rassegna stampa

Per la prima volta, tra i due alleati di ferro del Terzo polo, si è insinuato il tarlo del sospetto. Fini e Casini finora hanno marciato sullo stesso passo, hanno condiviso la strategia e la tattica per arrivare all’obiettivo di far dimettere Berlusconi e aprire una fase nuova. D’improvviso qualcosa sembra incrinarsi e proprio alla vigilia del passaggio più difficile, il voto di sfiducia.
 
 Martedì i due leader si sono visti nello studio del presidente della Camera. Un incontro durato un’ora, poi entrambi sono andati in aula ad ascoltare il concerto delle voci bianche. Eppure, in tutto quel tempo, Fini non ha trovato il modo di mettere al corrente il suo alleato del contatto segreto che c’era stato quella stessa mattina tra il suo luogotenente italo Bocchino e Berlusconi. Una circostanza che a via Due Macelli, sede dell’Udc, non è stata presa affatto bene e ha fatto tornare alla mente tutti gli antichi dissapori con il leader di Fli.
 
 L’irritazione di Casini per essere stato tenuto all’oscuro della mossa di Bocchino non è passata certo inosservata nel campo berlusconiano. Così il Cavaliere, parlando al telefono con un ambasciatore dei centristi, ieri di nuovo ha provato a tentare il «figliol prodigo», facendogli recapitare parole mielose: «Non capisco davvero come faccia Pier a fidarsi di Fini. Non si ricorda del 2008? Noi ci saremmo alleati con Casini, ma fu proprio Fini a puntare i piedi impedendo l’apparentamento». Insomma, quella messa in atto dal premier è una manovra a tenaglia: da una parte punta ad accentuare le divisioni interne a Futuro e Libertà, messe bene in evidenza dal comunicato di ieri di Silvano Moffa. D’altra parte si sta insinuando nella faglia che ritiene si sia aperta tra Fini e Casini. Per raggiungere l’obiettivo di rompere il Terzo Polo, il Cavaliere spera inoltre nell’aiuto di Santa Romana Chiesa. «II laicismo di Fini è peggio di quello dei radicali - è il ragionamento del premier - e per loro non dovrebbe essere difficile convincere Casini a non imbarcarsi in questa impresa. Insieme al Pdl, al contrario, Pier potrebbe dar vita alla sezione italiana del Ppe». In questa ottica sarà importante quello che accadrà oggi a pranzo sotto le volte affrescate dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, quando Berlusconi (accompagnato da Letta e Tremonti) vedrà i dieci nuovi cardinali italiani usciti dal recente Concistoro. A tavola il Cavaliere siederà infatti accanto al segretario di Stato Bertone, considerato un prezioso alleato all’interno Vaticano. Inoltre, per impegni nella sua Genova, non ci sarà il cardinal Angelo Bagnasco, di certo meno disponibile nei confronti del premier. Confermato invece monsignor Crociata, segretario della Cei.
 
 Dunque spaccare Fini e Casini, quindi dividere Fli. Per poi fare scopa il 14 dicembre. Ecco il piano che stanno studiando a palazzo Grazioli. Le colombe di Futuro e libertà – da Moffa a Viespoli- sono infatti entrate in grande agitazione e più si avvicina la data della sfiducia, più si danno da fare per ricucire. «Il tempo sta per scadere osserva dal Pdl Andrea Augello visto che sabato e domenica ci saranno le nostre manifestazioni. A quel punto sarà troppo tardi e le mani correranno alle pistole: le prossime 48 ore saranno decisive».
 
 Ma non sembra che Fini abbia alcuna intenzione di retrocedere o limitarsi a un appoggio esterno, come pure gli consigliano le colombe. «Se anche Berlusconi prendesse una maggioranza di un paio di voti - ha spiegato Fini ai suoi - cosa cambierebbe? Nulla. Anzi, per noi sarebbe anche meglio: a gennaio andremmo al nostro congresso e inizieremmo dall’opposizione a fare la destra anti Berlusconi». Non è affatto detto però che Berlusconi resti a farsi cuocere a fuoco lento. In molti sono tornati in queste ore a consigliarli le urne, compreso Giulio Tremonti. «Fini e Casini - lo ha messo in guardia il ministro dell’Economia - rappresentano il partito della spesa pubblica, consegnarsi nelle loro mani sarebbe una iattura. Anche la speculazione internazionale rialzerebbe la testa con un governo lassista. Molto meglio le elezioni, farebbero chiarezza».

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