Il Cavaliere senza maggioranza. E Fini già chiama Bossi...

La sfiducia di Paolo Guzzanti. La conferma del no al governo da parte dei sei deputati del Partito radicale. La probabilità sempre più alta che non ci siano defezioni da parte di alcuno dei 315 deputati dell’opposizione (con la sola eccezione del presidente della Camera che non vota per via del suo ruolo istituzionale). L’astensione dei due rappresentanti del Sudtiroler Volkspartei.
Salvo altri "miracolosi" ripensamenti dell’ultim’ora, di fronte ai quali sarebbe difficile per le istituzioni far finta di nulla, la partita della fiducia avrà inizio oggi con un governo che entra nell’aula di Montecitorio senza avere più la maggioranza, né sulla carta (potrà ottenere al massimo 313 si salvo altri "miracoli"), né soprattutto dal 15 dicembre in poi.
Il passaggio all’opposizione annunciato da Fini significa che Futuro e libertà voterà contro tutti i provvedimenti dell’esecutivo, e che quindi non passerà più nulla, né in Aula, né nelle commissioni. Ed è fallito pure il tentativo di sostituire Fli con l’Udc, dal momento che Pier Ferdinando Casini non ha alcuna intenzione di fare la riserva del presidente della Camera. E lo ha confermato telefonicamente al diretto interessato.
È stato a partire da questo quadro politico e aritmetico che ieri Gianfranco Fini, nell’intervista televisiva a Lucia Annunziata, ha potuto dire con sicurezza che Berlusconi è in minoranza. Infatti, al netto di quanto accadrà nella chiama di domani mattina, avere Udc e Fli all’opposizione e dover trattare voto su voto ogni provvedimento significa non governare più. Lo sa bene il Cavaliere, ma soprattutto lo sa benissimo Umberto Bossi. Proprio a lui si è rivolto ieri il presidente della Camera quando, in una sorta di anticipo di consultazioni, ieri ha detto che a partire da Tremonti gli va bene qualunque premier che non sia Silvio Berlusconi. Tradotto: se Bossi vuole salvare il federalismo fiscale deve convincere il Cavaliere a prendere atto del fatto che non ha più né la fiducia, né la forza per ottenere le elezioni anticipate.
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