Il Cavaliere rassicura la Lega "Tutto ok, maggioranza più forte"

«Sta andando tutto a meraviglia e giovedì vedrai che sorpresa». Silvio Berlusconi l’ha assicurato a Umberto Bossi: «La maggioranza è già allargata, ci sono le condizioni per arrivare a fine legislatura». Da parte sua il leader del Carroccio, reduce da un vertice a via Bellerio, ha garantito al Cavaliere che la linea della Lega è quella espressa da Calderoli e non prevede atti di forza sul federalismo. «Non siamo mai stati così vicini alla meta - è il ragionamento di Bossi- e dobbiamo essere prudenti: è inutile adesso stare a parlare di elezioni».
La sicurezza di Berlusconi e la prudenza di Bossi stridono tuttavia con i diktat di Maroni (definiti «improvvidi» da Calderoli) sul federalismo e con la paura dell’accerchiamento che molti nel Pdl esprimono a mezza bocca. Ma il Cavaliere è ancora convinto di poter uscire dall’angolo, grazie a una strategia a doppio binario: da una parte marciare senza sosta per reclutare nuovi adepti alla Camera, dall’altra alimentare un governo agli sgoccioli con il miraggio di una stagione di riforme economiche.
Il guru dietro questa svolta politica, quello che ha impastato anche la lunga nota di ieri, raccontano nel Pdl che sia Giuliano Ferrara. Il quale, da giorni, implora Berlusconi di rimettersi a far politica e lasciar perdere la guerra ai magistrati. Di cui, in effetti, non c’è più traccia né nell’ultimo video ai promotori, né nelle più recenti dichiarazioni scritte. Il premier ha invece insistito per infilarci un attacco indiretto a Fini e, in replica, si è beccato una frecciata ironica dal presidente della Camera: «Berlusconi accusa tutti: comunisti, alleati, magistrati e giornalisti. Nel disperato tentativo di coprire il suo colossale fallimento, alla fine se la prenderà anche con gli alieni».
L’altro binario della strategia del Cavaliere è, appunto, quello del reclutamento. E sembra sia arrivato a buon punto se ieri il premier si è lanciato con Bossi in un’ottimistica previsione sul voto di giovedì a Montecitorio che dovrebbe rinviare gli atti del Rubygate a Milano. Luca Barbareschi, ultrà finiano, che appena il 6 novembre scorso leggeva commosso alla kermesse di Fli a Perugia il "Manifesto per l’Italia" accompagnato dalle note di Morricone, ieri pomeriggio ha bussato infatti alla porta di villa San Martino.
Al premier ha raccontato quanto ormai si senta a «disagio» nel Nuovo polo, quanto ritenga di non aver «nulla da spartire con uno come Francesco Rutelli». Ha ammesso «l’errore compiuto». Pronto a lasciare i banchi di Bocchino e Briguglio per approdare per adesso al gruppo Misto e dopo ai "Responsabili". Le richieste che, di contro, Barbareschi avrebbe posto sul piatto: il deputato ritiene di essere il candidato naturale per la guida del Teatro Valle. E la sponsorizzazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno, stando a quanto avrebbe garantito il premier, sarebbe acquisita.
Ma con Berlusconi l’interprete de "Il trasformista" (film del 2002) avrebbe parlato anche di tecnologia e business. In particolare del progetto che attiene alla banda larga, chiedendo il sostegno per il suo ddl sul Wi-Fi. Barbareschi non nega l’incontro ma nega che sia un passo che prelude al suo ritorno nella maggioranza.
Nell’entourage di Palazzo Chigi lo ritengono invece una pedina acquisita. Come pure Aurelio Misiti, che Raffaele Lombardo non riesce a trattenere nel Mpa, e in procinto ad approdare insieme a un altro tra i "Responsabili".
All’elenco potrebbero aggiungersi anche i 6 radicali, sebbene non si possa parlare di un ingresso organico in maggioranza. Sta di fatto che Marco Pannella, in una lunga intervista a Radio radicale, ha riferito del suo incontro con Berlusconi in termini positivi. «Ho parlato in carcere con Concutelli, non posso dialogare con il "porco" Berlusconi?». Quanto all’ipotesi che Pannella possa andare a fare il ministro della Giustizia, «ne abbiamo riso insieme - dice il leader radicale - e siamo passati a cose più serie».
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