Il Cav, un agitatore politico

Dalla Rassegna stampa

Quando si tratta di scegliere tra l'inginocchiatoio e il trono, il Cav non ha dubbi. Pretendevano da lui scuse pubbliche per il pasticcio delle liste elettorali, in cambio hanno ottenuto una lezione lunga e puntigliosa e anche simpatica con la quale il premier ha agguantato e redistribuito le maschere sulla scena.
E' lui la vittima del comportamento "antidemocratico e meschino" di una sinistra che è "come una squadra di calcio che vuole scendere in campo senza avversari, con l'arbitro amico che ha chiuso la squadra avversaria negli spogliatoi".
La terna arbitrale, nella metafora berlusconiana, è ovviamente rappresentata dal potere giudiziario. Mentre al fianco del Pd c'erano, nel ruolo degli ultrà violenti, i Radicali che hanno
sbarrato il passo ai burocrati del Pdl con i documenti elettorali.
La figura retorica calcistica arriva a bersaglio chiara e distinta, e consente al Cav. di guadagnare la sola posizione che gli è congeniale. La posizione di forza, immediata e sbrigativa, di chi interrompe con faccia bronzea e argomentì elementari un silenzio scambiato dagli avversari per smarrimento. Mentre il vero smarrito, il notarile segretario del Pd Pier Luigi Bersani,
credendo di attaccare Berlusconi ha subito incorniciato la sua prestazione oratoria dandogli con sussiego di "agitatore politico". Il che, detto da uno che sta ancora cercando di capire il motivo-per cui manifesterà con Di Pietro sabato prossimo, può perfino sembrare un attestato di ammirazione.

 

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