I cattolici e la politica

Dalla Rassegna stampa

Non avremmo mai pensato che la Chiesa in quanto tale arrivasse a essere nello stesso tempo: "contestata ed irrilevante", il contrario di quello che ha sempre pensato il cardinale Camillo Ruini. Di fatto, la secolarizzazione è stata gestita senza tener conto del rapporto tra la politica e il cattolicesimo e gli effetti di ciò sono quelli che sono, per le autorità della Chiesa. Indubbiamente, i protagonisti di questa stagione sono i cattolici, presenti, innanzitutto, nel Pd in cui non hanno più peso e voce in capitolo. Peraltro, le battaglie di segno cattolico - immigrazione, politica della famiglia, rapporti tra etica e informazione - non sono prioritarie rispetto ad altre (contraccezione, aborto, eutanasia) di cifra laico-liberale. La prova del nove per i cattolici sarà sopratutto il testamento biologico, quando, in Parlamento, arriverà il ddl Calabrò. Per certi versi, pure i cattolici del Pdl vivono in una situazione di disagio per colpa della ultime prese di posizioni della lega. Per "Farefuturo" di Gianfranco Fini, invece, si starebbe meglio se non ci fossero i vecchi "recinti" che separano i laici e i cattolici. Una ipotesi che ai cattolici, come ai laici, veste stretta. Liquidata l`unità dei cattolici in politica, questi sono sbattuti come canne al vento nei due schieramenti e, comunque, il loro disagio si è visto ultimante sui casi Englaro, Boffo e Tettamanzi. Chi ha teorizzato che i cattolici dovessero militare e votare i partiti più vicini idealmente e politicamente, dovrebbe rivedere le sue tesi. In special modo, alla luce delle uscite della Lega portatrice di posizioni scrive Stefano Folli - "molto eterodosse rispetto alle correnti politiche tradizionali che hanno occupato la scena italiana negli ultimi sessant`anni. Considerare la religione cattolica come un fattore di identità nazionale, al punto di suggerire che il crocifisso trovi posto al centro del Tricolore, è qualcosa che lascia sconcertati". Non sapremmo come afferma Folli - se realmente la lega punterebbe a imporre la propria egemonia politica sull`intera coalizione di centrodestra, ma una cosa è certa che ha spiazzato tutti, in particolare il Pdl, tentando con queste mosse di recuperare gli elettori cattolici nordisti ostili verso la politica di solidarietà della Chiesa nei confronti degli immigrati, questione cruciale legata a doppio filo a quella della sicurezza. Sono spie rosse che si sono accese all`inizio di un processo di disgregazione, in modo accentuato nel Pd, senza avere ancora una chiara prospettiva e, tra l`altro, mancando di punti di coagulo: Alle viste non c`è nulla di nuovo se non una fuga verso il centro, i cui contorni non sono ancora definiti e questo, comunque, avverrà con il tempo e dipenderà parecchio da quello che accadrà al Pdl. Tutto sommato, il centro è molto invocato, ma poco votato dagli elettori, i quali sono ancora legati al bipolarismo maggioritario, scalcagnato quanto sia, trova consenso. Sennonché è difficile, con questi chiari di luna prevedere la riforma elettorale proporzionale sul modello tedesco, grazie alla quale il centro potrebbe decollare in pieno regime. Allo stato dell`arte l`unico centro è I`Udc, ma con tutti gli sforzi di Casini è un centrino giocato più sulle aspirazioni personali che in chiave politica a tutto tondo. Beninteso, i vertici della Chiesa lo sentono vicino, ma non più di tanto. Visto che in Italia le transizioni sono interminabili, c`è il rischio che si creino vuoti di potere. Il primo segnale di crisi è stata la fuoruscita di Francesco Rutelli, uno dei due cofondatori del Pd, che ha messo in discussione le sue fondamenta. Rutelli si è portato dietro parlamentari, e altri lo seguiranno quanto prima, e, comunque, ha aperto un cantiere: Alleanza per l`Italia, modello Kadima, partito costruito su confluenze provenienti da destra e da sinistra. ll motivo della sua rottura non sono misteriosi, semmai sono troppo chiari. Tuttavia, se ne sarebbe dovuto accorgere ex ante la formazione del Pd e non ex post, dopo l`ascesa di Pier Luigi Bersani alla segreteria. Siccome il Pd era collocato a sinistra e non al centro, ha lasciato baracca e burattini e ha deciso di andar via. Per luì, la sinistra è senza futuro, ragion per cui il Pd di centro alleato con la sinistra non è mai nato. A questo punto è bene parlare di due centri: uno tradizionale, Udc, che guarda a destra e a sinistra a seconda le convenienze politiche del momento, e l`altro di tipo anomalo che guarda solo a sinistra, volendo occupare, nel disegno rutelliano, il posto del Pd, per costruire il centrosinistra, senza trattino. La diaspora cattolica si trova di fronte a queste due scelte, ma per alcuni ex Dc doc, va da sé che la casa comune è lo scudocrociato di Casini, per altri cattolici, senza alcun retroterra partitico, l`Api. Non è detto che i due partiti, strada facendo, non trovino interesse a federarsi o a unificarsi. Il problema dei cattolici non è solo questo, semmai la loro l`inconsistenza e, a sua volta delle istituzioni chiesastiche, nella vita politica italiana, in generale. Non contano e non influenzano, questo è il loro dramma. li che è dovuto per le divisioni all`interno del mondo delle diocesi e di quello della curia. Colpe ascrivibili - a parere di alcuni intellettuali cattolici - sul conto del cervello più politico dei vescovi, Camillo Ruini, che non ha fatto nulla per arginare le divisioni, e, per di più, ha trasformato la Cei in una "lobby"con un potere secondo solo a quello papale. Dopo il dissolvimento della Dc, di cui non voleva la fine, ha lasciato che si riproponesse il Patto Gentiloni, riveduto e corretto, con tutte le conseguenze di questi ultimi tempi, non certamente entusiasmanti. Non parliamo del caso di Englaro, quanto di quello dei direttore de il giornale dei Vescovi, sotto molti aspetti lasciato solo, Per ultimo, l`accusa leghista a Tettamanzi: "Cardinale o iman?". Per il quale è sceso direttamente in campo il Capo di Stato italiano per difenderlo. Naturalmente questi fatti porteranno quantomeno ad aprire una riflessione e non è detto che le autorità cattoliche non si decidano di cambiare atteggiamento.

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