Cattivi maestri

Oggi nel Regno Unito è previsto un grande sciopero. Il premier, David Cameron, ha chiesto agli inglesi di non partecipare, ha spiegato perché non ha senso che la piazza protesti, un po' di austerità oggi significa una ripresa domani, e ha messo sull'altare dei sacrifici la riforma della sanità (non è detto che la scommessa sia azzeccata, anzi). I più arrabbiati sono i sindacati degli insegnanti: il ministro dell'Istruzione, Michael Gove, aveva annunciato una riforma "svedese" delle scuole ancora in campagna elettorale ed è quello che sta facendo. L'obiettivo di Gove - un ex giornalista che nel 2002 fondò uno dei think tank più influenti del paese, Policy Exchange, per poi darsi alla politica, nel Partito conservatore nel 2005 - è rendere più competitive le scuole pubbliche. Il ministro continua a produrre report che dimostrano che i ragazzi che studiano nelle scuole pubbliche sono poco preparati e poco competitivi sul mercato globale e che per questo bisogna introdurre elementi di meritocrazia e di liberalismo nel sistema, cambiando il management di alcune scuole e introducendo degli standard minimi per gli insegnanti (vuole anche facilitare il licenziamento di un insegnante, se è incompetente). La proposta è talmente ragionevole che persino i laburisti l'hanno in più occasioni appoggiata. Ma la piazza ha deciso di prendere Gove come bersaglio della propria rabbia: così facendo però rischia di ostacolare una riforma che non è dettata soltanto dall'austerità, bensì da una strategia di lungo periodo che vuole riportare il Regno Unito al centro del mondo, partendo dai suoi studenti. Non proprio un progetto da buttare via.
© 2011 Il Foglio. Tutti i diritti riservati
SU