La Casta s'è desta

Anche la Casta ha il suo «indignato», disposto a scendere in piazza contro il governo che vorrebbe dare una timida sforbiciata a stipendi, pensioni e autoblù degli onorevoli. È Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma, che ha spiegato a «Libero» il programma che intende attuare: la difesa dei propri privilegi. Questo il succo del pensiero rotondeggiante. Quale bel risultato si otterrebbe se passasse l'idea infausta di Tremonti, che intende ridurre la pacchia per gli eletti del popolo? Uno solo: innervosire gli eletti, i quali per ripicca affosserebbero il governo poltronicida e ne edificherebbero subito un altro, più disponibile a tutelare l'unico vero patrimonio di interesse nazionale: il loro.
Quanto al popolo, ci detesta a tal punto che continuerebbe a detestarci anche se adeguassimo la nostra paga a quella di un operatore di call center. E allora; insulti per insulti, tanto vale prenderseli avendo la borsa piena. Col piglio del leader, Rotondi passa dall'analisi alla strategia: «Teniamoci buoni i mille parlamentari. Non possiamo dargli l'aumento (e qui par di sentire la voce del ministro incresparsi in un fremito di dispiacere) ma almeno coccoliamoli, rassicuriamoli, non rompiamogli le palle se vogliamo arrivare alla fine della legislatura. E nel frattempo cerchiamo di farci dimenticare».
È l'unica falla del ragionamento. Perché noi ci dimenticheremmo di loro anche volentieri. Sono le cose che dicono ogni giorno al telefono e nelle interviste a renderli, purtroppo, indimenticabili.
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