La Casta blinda gli sprechi E nasconde anche i redditi

Dalla Rassegna stampa

Nel momento in cui il Paese si deve sacrificare, aumentano i malumori verso un ceto politico che tende sempre di più a conservare i propri privilegi e a far di tutto per negare le basi più elementari della trasparenza. Qualche giorno fa a Montecitorio è stato votato il bilancio. Grandi strombazzamenti sulle riduzioni di spese, poco sul fatto che nel corso degli ultimi venti anni i bilanci del Parlamento sono risultati costantemente in ascesa. O sul costo di alcune istituzioni interne al «palazzo». Un esempio per tutti è la Fondazione Camera dei deputati, quella che nei giorni scorsi sul nostro giornale il deputato Pdl Giuliano Cazzola aveva definito «una sorta di sinecura per gli ex presidenti che svolge una attività culturale per lo più sconosciuta». A tirar fuori il caso-Fondazione (attualmente presieduta da Fausto Bertinotti) sono stati i deputati Laboccetta e Pittelli.

In un ordine del giorno (il n.511) dei due rappresentanti del Pdl si sostiene che alla suddetta Fondazione vengono dati ogni anno 400mila euro. Cui vanno aggiunti «i costi per gli oneri riflessi che gravano sul bilancio per un importo pari a circa 1.100.000 euro». Più altre voci che portano a «un costo complessivo stimato in oltre 2.000.000 di euro». Per farla breve: i due deputati hanno chiesto di «valutare concretamente» l'ipotesi di chiudere la Fondazione. Ma l'Aula, quasi all'unanimità ha respinto la richiesta (446 contrari, 57 favorevoli e 30 astenuti) votando per mantenere in vita la fondamentale istituzione, che nel 2011 ha organizzato ben due convegni e una mostra fotografica.

Altro tema che ha agitato le acque del dibattito sui costi della politica è sintetizzato da una parola trasparenza.

È su questo concetto che si è concentrata la recente azione della pattuglia radicale alla Camera. Radicali che hanno votato contro perché - afferma Rita Bernardini, battagliera deputata -, «trattandosi di un Bilancio 'omertoso', il deputato è chiamato a dare un voto 'alla cieca', rischiando di coprire con il sì intrallazzi partitocratici che è impossibile conoscere». Sott'accusa anche Fini: Al Presidente ha messo in atto una specie di 'golpe' dichiarando inaccettabili ordini del giorno ammessi fino all'anno scorso». L'«inammissibile» ai molti emendamenti radicali si è ripetuto spesso, a giudicare dalla lettura di radicali.it.

Ad esempio, sull'idea di pubblicare sul sito della Camera l'anagrafe patrimoniale e le spese elettorali dei deputati senza «preventiva liberatoria» degli stessi. «Non accolto» il progetto, sull'esempio francese, di istituire una Commissione speciale, presieduta da un deputato d'opposizione, incaricata di verificare e appurare i conti. Ma se vogliamo passare la parola all'“esperto” di 'mancata trasparenza' non ci resta che ascoltare ancora (e attentamente) la Bernardini. «Meno il cittadino sa di sprechi e privilegi, meno s'incavola. Ma questo atteggiamento è miope perché costringe a guardare dal buco della serratura quel che dovrebbe essere accessibile a tutti: è la democrazia, bellezza! La nostra proposta l'abbiamo già fatta da anni e si chiama 'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati'». Vale a dire? «Tutto online: dall'attività parlamentare agli stipendi».

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