Cassazione: giusto il licenziamento del giudice anti-crocifisso

Dalla Rassegna stampa

La Cassazione ha confermato la rimozione del giudice di pace del tribunale di Camerino, Luigi Tosti, che si era rifiutato di tenere udienza nelle aule dove fosse esposto un crocifisso. Il principio di laicità dello Stato», sostiene la Cassazione, non può essere «assolutamente» posto «in dubbio». La Corte costituzionale «ha riconosciuto nella laicità un principio supremo del nostro ordinamento» che, anche se non proclamato espressamente deriva dagli articoli 2,3,7,8,19 e 20 della Costituzione. La Cassazione respinge la tesi di Tosti volta a dimostrare che la sua «battaglia» era in nome della laicità dello Stato. I supremi giudici spiegano che la difesa della libertà religiosa e di coscienza è un principio che fa capo a tutta la popolazione e non a un singolo cittadino. Pertanto Tosti, dal momento che gli era stata assegnata un'aula senza crocifisso per tenere le sue udienze, non si doveva rifiutare a causa della presenza del crocifisso nel resto delle aule italiane. Così facendo ha provocato un disservizio ai cittadini e all'organizzazione del tribunale di Camerino. Inoltre, per esporre negli uffici pubblici altri simboli religiosi sarebbe necessaria «una scelta discrezionale del legislatore, che al momento non sussiste».
Sul piano politico c'è un apprezzamento bipartisan della sentenza. Per Stefano Ceccanti (Pd) la Corte italiana sembra essersi ispirata a una sentenza europea sul caso Folgero-Norvegia. Il principio è la libertà di «basarsi sulla storia nazionale e la tradizione ma anche sul dovere di prevedere l'esonero per chi ha convinzioni diverse». Principio che potrebbe ispirare anche il prossimo pronunciamento, il 18 marzo, della Corte di Strasburgo chiamata a pronunziarsi sulla vicenda di una famiglia italiana atea che ha sollevato la questione del crocifisso nelle classi della scuola dell'obbligo.
 
Critici i radicali, per i quali l'esposizione del crocifisso si basa su circolari risalenti al regime fascista. Distinguo vengono anche dalla Lega, preoccupata dall'accenno alla possibilità che il legislatore preveda l'esposizione di simboli di altre religioni.

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