Caso marò, Bonino accusa: «L’India inaffidabile»

Dalla Rassegna stampa

Hanno insistito invano. Nessuna delegazione, nessun singolo parlamentare indiano ha ricevuto i rappresentanti delle commissioni Esteri e Difesa, di tutti i gruppi, arrivati in India per perorare la causa dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Troppo occupati con i festeggiamenti della repubblica e la campagna elettorale, hanno fatto trapelare. E in una nota e alla stampa indiana la delegazione ha espresso il proprio dispiacere per un comportamento non proprio in linea con la cortesia istituzionale. «Capiamo tutto. I parlamentari non in sede. I fuochi artificiali. Ma un modo si poteva trovare» considera. amaro, Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato a bordo dell’airbus di ritorno. Un paio di ore prima che il ministro degli Esteri, Emma Bonino, definisca «inaffidabile» l’atteggiamento dell’India sulla vicenda. Dichiarando a Radio 2: «Sul dossier dei marò e sull’inaffidabilità del regime indiano io credo che serva un’unità italiana». Un’unità che in questa missione lampo a New Delhi è stata trovata. Infatti non si ferma, anzi si intensifica l’offensiva diplomatica in favore dei due marò, in servizio anti-pirateria nella zona in cui vennero uccisi due indiani su un peschereccio che rischiano l’incriminazione di terrorismo e l’impiccagione «da innocenti una situazione ingiusta», come afferma la compagna di Latorre, Paola. Una innocenza subito testimoniata dall’equipaggio («rivedete l’intervista a Noviello» invoca Latorre, il militare che testimoniò come dalla Enrica Lexie si sparò solo in acqua). «Una innocenza che non bisogna stancarsi di ribadire» raccomanda il ministro della Difesa, Mario Mauro: Un’offensiva che sarà a tenaglia.

Da Bruxelles, al vertice europeo, il premier Enrico Letta, porrà la questione ai partner. A Roma dalla task force parlamentare verrà convocato l’ambasciatore indiano e chiesto ufficialmente un incontro con gli omologhi di New Delhi. Saranno ascoltati i ministri Mauro e Bonino. Nicola Latorre, presidente pd della commissione esteri cercherà una sponda diplomatica nuova, chiedendo al nuovo ambasciatore russo l’intervento di moral suasion di Vladimir Putin. Anche al Quirinale è giunto l’appello dei 28 parlamentari che chiedono al presidente, Giorgio Napolitano, di poter essere ricevuti. Con l’intenzione di ottenere un supporto nella battaglia internazionale che si intende continuare a ritmo elevato almeno fino al prossimo appuntamento giudiziario. Vale a dire l’udienza del 3 febbraio nella quale il governo dovrebbe formulare per i marò l’accusa, attesa ormai da due anni: omicidio o terrorismo. Ammesso che, come in molti temono, non scelga la via più semplice del rinvio. «Gli indiani hanno capito che la pazienza dell’Italia è arrivata al limite», ha detto l’inviato speciale del governo Staffan de Mistura che ha atteso i parlamentari al ritorno dall’India e che ha definito la missione, alla quale non ha partecipato, «utilissima». I marò sperano lo sia davvero. E anche i loro bambini: «Mia figlia più piccola mi dice spesso che le manco e mi chiede quanto torno», dice Latorre. «lo rispondo quando avrò finito questo lavoro importante». Il sogno segreto: tornare per Pasqua.

 

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