Caso Catricalà, Monti detta la linea e urta il centrodestra

Dalla Rassegna stampa

Seppure rientrato e chiuso anche formalmente con un comunicato di Monti, il «caso Catricalà» e le dimissioni minacciate e ritirate del sottosegretario alla Presidenza del consiglio per dissensi su due delicate questioni all'ordine del giorno sono serviti al premier a chiarire quale a suo giudizio dev'essere il funzionamento del governo e quale il reale equilibrio dei poteri.

Catricalà, ma non solo lui, si era infatti sbilanciato sia sull'ipotesi, poi rientrata, della discarica da collocare nei pressi di Villa Adriana, sia sul progetto, rivelato da «Repubblica», di riforma del Csm, che avrebbe spostato sui laici, cioè sui politici, a discapito dei magistrati togati, la responsabilità dei provvedimenti disciplinari nei confronti dei giudici. In entrambi i casi Monti s'è pronunciato contro e di qui è nato il rammarico del sottosegretario, che s'era spinto in direzione opposta e per questo ha sfiorato le dimissioni.

Non va dimenticato infatti che la scelta di Catricalà come sottosegretario alla presidenza - incarico che nel precedente esecutivo, quando era Gianni Letta a ricoprirlo, era considerato il più importante dopo quello dello stesso presidente del consiglio - era avvenuta al momento della nascita del governo dopo la rinuncia a inserire nella lista due ministri forti come lo stesso Letta e Giuliano Amato, che avrebbero dovuto assicurare il collegamento politico tra i due principali partiti della maggioranza e una compagine formata quasi interamente da tecnici estranei. Il centrodestra allora aveva insistito per aver Catricalà a Palazzo Chigi anche per marcare una qualche forma di continuità tra il governo uscente e quello entrante.

È esattamente questo aspetto che Monti, con il suo comunicato di ieri, ha voluto ridimensionare. Il chiarimento è rivolto all'interno, laddove precisa che Catricalà può ovviamente essere incaricato di istruire alcune pratiche prima che approdino in consiglio dei ministri, dato che gode della piena fiducia del premier, ma la decisione sulle stesse spetta sempre al Presidente del consiglio. E ancora - ciò che è più significativo -, all'esterno, per far capire a chi pensava, grazie a rapporti pregressi, di poter contare sul successore di Letta, per esaminare e accelerare la soluzione di questioni aperte, che appunto non è così. Oltre a non togliere l'amaro dalla bocca di Catricalà, il comunicato montiano non avrà dunque fatto molto piacere allo stato maggiore di Berlusconi.
 

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