Casini e Rutelli possibilisti: come Obama, riforme insieme

Bossi erige barricate contro un eventuale ingresso dell’Udc in maggioranza. Casini, a stretto giro di posta, risponde al Senatùr dissipando alcune sue presumibili preoccupazioni: «Bossi stia tranquillo - dice il leader centrista - i posti se li può tenere tutti per lui, a noi non interessano. Non siamo a caccia di poltrone, siamo all’opposizione e abbiamo dimostrato di poter fare politica senza nessun posto di potere. Noi vogliamo solo dare una mano a evitare di mettere in ginocchio il Paese, proteggerlo dai rischi della speculazione internazionale che è dietro l’angolo». Casini indica quello che è il vero oggetto dell’interesse dell’Udc e, conseguentemente, del Polo recentemente messo in campo con Fini e Rutelli: «Il modello americano - lo definisce l’ex presidente della Camera - e cioè concorrere dall’opposizione a scelte di responsabilità per il Paese. Basta litigi e basta risse, questa guerra tra guelfi e ghibellini non ha portato a nulla di buono. Io vorrei un presidente del Consiglio che non cercasse scorciatoie ma guardasse in faccia la realtà, che si rapportasse a noi come Obama ha fatto coi repubblicani. I repubblicani hanno risposto "presente", noi risponderemo "presente". Le scorciatoie non ci interessano». Il leader udc ribadisce che il suo modello «è quello di Obama. Lui non ha cercato di fare la compravendita dei parlamentari, non si è posto il problema di prendere tre senatori repubblicani, ha parlato con l’opposizione repubblicana e ha detto: "siamo in difficoltà, lavoriamo insieme per questo Paese. E così hanno fatto la riforma fiscale». A mostrare una piena identità di vedute con Casini è Francesco Rutelli, altro leader del neonato Terzo Polo, il quale si dice «pronto a fare riforme serie anche con Berlusconi». Il leader dell’Alleanza per l’Italia rilancia l’ipotesi di «un governo di responsabilità formato dal nuovo Polo e da tutti i moderati di centrodestra e di centrosinistra».
Ma è tra le componenti entrate a far parte del Terzo Polo che si incominciano a registrare le prime tensioni sul terreno, da sempre cosparso di insidie, dei temi eticamente sensibili. Ieri è stata l’ex pidiellina di matrice socialista oggi confluita in Futuro e Libertà, Chiara Moroni, a dare fuoco alle polveri: «Se dovessimo copiare l’agenda del Vaticano e farla nostra, il Polo della Nazione ha osservato - sarebbe morto ancora prima di nascere. Le posizioni devono maturare da un confronto tra le varie anime e nel rispetto della sensibilità di tutti. Ma non possono essere dettate da un soggetto estraneo alla politica». A questo scopo, l’onorevole Moroni ha proposto l’istituzione di una «consulta che, all’interno del nuovo Polo, si occupi di temi etici, vale a dire: matrimoni gay, legge sul fine vita, adozioni per i single, fecondazione assistita». Su quest’ultimo tema la deputata futurista auspica una nuova normativa che superi la legge 40. La replica di esponenti cattolici centristi non s’è fatta attendere. È Luca Volontè a dettare una secca quanto concisa nota, nella quale si afferma la necessità di «una sola precisazione, ovvia ma necessaria: mi risulta che il Polo della Nazione si ispiri al popolarismo europeo. Chiara Moroni, invece rincorre Pannella e spara fuoco amico sul Polo della Nazione. Ma nel Ppe i valori cristiani, dignità della persona (dal concepimento alla morte naturale), famiglia, libertà sociale, economia sociale di mercato sono imprescindibili».
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