La casa al Colosseo del ministro

La giornata di ieri, con eventi come i no della Consulta ai referendum e quello della Camera all'arresto di Cosentino, ha finito per oscurare il peso politico di un filone giudiziario, o para-giudiziario che rischia di decimare l'appena rodato governo dei tecnici.
La questione ha cominciato a porsi per il soggiorno all'Argentario del neo-sottosegretario Malinconico. La situazione si è aggravata proprio nel momento in cui il premier Monti pensava di risolverla con le immediate dimissioni dell'incauto grand-commis. Che non sarebbero bastate Monti lo ha capito poco prima di ottenerle leggendo sul Corriere della Sera un articolo in cui si apriva un nuovo fronte, quello della ennesima casa al Colosseo, questa volta acquistata dal ministro Patroni-Griffi. La notizia, anch'essa partita dal Fatto, ha subito acquistato peso politico, non solo per le paginate di Libero e del Giornale, quanto per il risalto dato ancora una volta da Repubblica e Corriere della Sera, che ieri già aprivano un nuovo fronte mettendo nel mirino la nomina all'agenzia per le autostrade dell'ex presidente del Consiglio di Stato De Lise, da tempo pittorescamente ribattezzato da Dagospia «Pasqualino sette poltrone». Sono comprensibili gli attacchi dai giornali berlusconiani o dal dipietrista Il Fatto, ma se i giornali dei “poteri forti” attaccano il governo che sono accusati di aver imposto, può solo voler dire che fra quei poteri si è aperto uno scontro ancora da decifrare.
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