Caro Silvio, ora ci dica cosa succede

Dalla Rassegna stampa

 

La domanda che si pongono tutti - e i nostri lettori in particolare - è: ma adesso cosa succede, va avanti questo governo o andremo a votare? Per rispondere ci vorrebbe un veggente o almeno una Vanna Marchi della politica che tiri a indovinare sapendo di avere cinquanta probabilità su cento di azzeccarci. Noi comuni mortali e comunissimi cronisti, abituati a descrivere la realtà, siamo in difficoltà per mancanza di materia prima, cioè della realtà stessa che cambia ogni cinque minuti e quindi sfugge ai nostri occhi. Un giorno Berlusconi dice di non poterne più di Gianfranco Fini; addirittura pare intenzionato a recarsi al Quirinale con Umberto Bossi per chiedere a Napolitano di persuaderlo a dimettersi da presidente della Camera. Poi giunge la smentita: non se ne fa niente, se proprio il premier incontrerà il capo dello Stato parlerà d'altro. Un altro giorno si levano varie voci dal gruppo dirigente del Pdl e, concordemente, dichiarano che la situazione è grave; con tutti quei finiani che fanno la fronda bisognerà trovare una soluzione? Quale? Silenzio imbarazzato. Un altro giorno ancora la Lega dice che Casini è peggio di Fini. Subito dopo si corregge: basta, Fini ci ha rotto le balle, si ricorra subito alle urne. Il ministro dell'Interno Maroni puntualizza: se decidiamo per le consultazioni politiche, bene, sono in grado di predisporre la macchina elettorale in un paio di mesi. Ventiquattr'ore più tardi, il leader dei padani sviluppa un concetto molto interessante: speriamo che Gianfranco (Fini, naturalmente) torni, e che torni presto ma in ginocchio. Intanto i nuovi divi Bocchino, Briguglio e altri sconosciuti (fino a ieri) tipo Granata affilano i (lunghi) coltelli per affrontare una eventuale nottata in cui fosse necessario regolare i conti coi berlusconiani. Immediatamente, però, se ne pentono e giurano di avere fiducia nel presidente del Consiglio, cui assicurano appoggio affinché il governo duri sino alla scadenza della legislatura. Trascorrono alcune ore e il Cavaliere annuncia serafico: supereremo 1' impasse e garantiremo al Paese la nostra illuminata guida. Come?
Se Futuro e libertà si tirerà indietro, ricostituiremo una maggioranza reclutando deputati e senatori che stanno un po' di qua e di là e nel gruppo misto. Già. Perché in Parlamento, e non tutti ne sono al corrente, c'è gente senza casa che sarebbe lieta di sistemarsi sotto un tetto nella speranza di ipotecare una seggiola per la prossima legislatura. Ieri, Berlusconi si presenta alla festa dei giovani pidiellini e conferma: calma ragazzi, continueremo a governare; votare sarebbe da irresponsabili. Lo richiama da un'altra piazza Pierluigi Bersani: ma va' là, la maggioranza prenda atto di aver fallito e restituisca il testimone al presidente della Repubblica, che poi ci pensa lui. Ci pensa lui a che? Il Pd è terrorizzato dal voto e non lo vuole assolutamente. Ha un altro progetto di cui deve aver informato il capo dello Stato: un governicchio incaricato di gestire l'ordinaria amministrazione e di modificare la legge elettorale. Cosa che solo a ventilarla fa accapponare la pelle alla coalizione Pdl-Lega e che, invece, eccita i finiani. A proposito di finiani, restano appiccicati alle leve di potere o sciolgono le vele e si costituiscono in partito autonomo?
Tentennano. Presto o tardi sceglieranno il loro destino. Nel frattempo alternano sorrisi e gesti dell'ombrello al premier. Si divertono un mondo a leggere i loro nomi nei titoli dei giornali di carta e televisivi. Ora che riprendono i talk show e avranno l'opportunità di affacciarsi al video (Ballarò, Annozero, Porta a Porta, Matrix, Otto e mezzo, e non li ho citati tutti) saltabeccheranno da un'emittente all'altra. Una goduria, per loro. E figuriamoci se si quieteranno. Gli eretici sono di moda. Piacciono alla sinistra perché antiberlusconiani, e finché saranno tali non avranno nulla da temere e molto da guadagnare. Quindi? Vivremo alla giornata nella certezza che il patatrac è dietro l'angolo. La politica non c'entra più, è stata sostituita dalla psicoanalisi. Perché la maggioranza c'è e non c'è, dipende dagli umori, dalle grazie e dalle disgrazie della ditta Fini & Tulliani. Berlusconi sta alla finestra e medita il da farsi, e non fa. Siamo incapaci di intuire le sue congetture. Abbiamo solo un desiderio: che si dia una mossa. Perché fuori l'aria è cattiva.

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