E la Carfagna sgrida il senatore che telefona «Non mi meraviglio»

Di solito succede il contrario: i parlamentari parlano rivolgendosi ai ministri e i membri del governo si distraggono. Ieri mattina al Senato è andata diversamente: il ministro Mara Carfagna stava leggendo una relazione ed è stata disturbata, proprio da un senatore del suo partito. Involontariamente, per carità. Ma il ministro per le Pari opportunità non gliele ha mandate a dire: «Non ci meravigliamo poi se le battaglie delle donne faticano a raggiungere gli obiettivi auspicati». Applausi bipartisan, a scena aperta. Era sonnacchiosa l'aula di Palazzo Madama, ieri mattina. Per usare un eufemismo: non c'era la folla delle grandi occasioni. Si parlava di donne e sistema dei media. Si sarebbe dovuto trovare (non si è poi trovato) un accordo per unificare le diverse mozioni presentate in materia dai vari gruppi. L'ora del pranzo si stava avvicinando a grandi passi quando nell'aula del Senato ha preso la parola Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità. Aveva in mano dei fogli. Ha cominciato a leggere il suo testo: «Signora presidente, onorevoli senatrici e senatori...», l'incipit di rito. E giù il ministro che si è messo a sciorinare la relazione sull'utilizzo dell'immagine femminile nei media, in particolare nella pubblicità. Il suo tono aveva il timbro monocorde tipico dell'ufficialità. Per questo l'aula si è svegliata, all'improvviso. Mara Carfagna ha messo giù i suoi fogli e si è voltata di scatto. Ha cambiato tono: «Pregherei il senatore alla mia destra di parlare più a bassa voce al telefono.
È da quando ho iniziato il mio intervento che...». Dai banchi del Pdl sono scrosciati altri applausi. Il problema, però è che era stato proprio un senatore del Pdl il bersaglio del ministro: Francesco Amoruso, da Bisceglie.
È lui che è seduto alla destra dei banchi del governo, ovvero del ministro Carfagna, ieri. Dopo la bacchettata si è sentito sotto i riflettori, ovviamente. Si è fatto piccolo piccolo. Anche perché subito dopo ci ha pensato Emma Bonino vicepresidente del Senato che ieri mattina stava presiedendo l'aula - a rincarare la dose: «Signora ministra, lei ha ragione. La presidenza è già intervenuta varie volte, già vi siete appassionati poco...». Non si sono appassionati mai, a dire il vero. E il ministro Carfagna è stata costretta ad interrompere altre volte la sua relazione: «Il fatto che le donne non riescano a raggiungere gli obiettivi auspicati dipende anche dalla scarsa attenzione che "l'altra metà del cielo" dedica a tali temi». Francesco Amoruso, forse, vorrebbe scomparire a questo punto. Più tardi racconterà: «Ho chiesto scusa al ministro. Quando siamo usciti dall'aula l'ho raggiunta e gliel'ho spiegato: non volevo proprio. Lei mi ha capito. Del resto ci conosciamo bene. E poi è la prima volta che mi succede, in quindici anni. Il problema è che io sono stato abituato troppo alla sedute della Camera: lì l'aula è molto più grande». Chiede scusa e ammette l'errore senza difficoltà, il senatore Francesco Amoruso. Ma a passare per un uomo che non è attento ai problemi delle donne non ci sta. Dice: «Guardiamo le cose come stanno: io ero in Aula, al contrario di tanti colleghi che ieri mattina si sono proprio defilati del tutto».
© 2011 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU