Il Cardinale e i gay: che scivolone

Certo che la Chiesa potrebbe dotarsi di un bell’ufficio stampa, se non la ritiene una trovata troppo moderna: non passa giorno infatti senza che ci sia una sparata porporate da smentire, aggiustare, rettificare, roba da far sembrare professionale persino la nostra classe politica. Si tenga conto che il Vaticano oltretutto attraversa un periodo di grazia mediatica, e che cronisti e vaticanisti, voglio dire, sono senz’altro meno propensi a tendere imboscate di quanto facciano abitualmente con ministri e parlamentari: quindi il problema non è più neppure che «la Chiesa parla troppo», asserzione che resta semplicemente assurda in una società liberale; il problema è proprio che cosa dice, il messaggio che passa, l’uso che i giornali imprevedibilmente fanno di ciò che viene effettivamente detto. Non c’è da fare accurate ricostruzioni, bastano gli ultimi due giorni. Domenica eccoti l’uscita del vescovo di Grosseto Giacomo Babini che parlava di pedofflia quale «attacco sionista» al Vaticano, questo ovviamente prima chela frasevenisse smentita o precisata o spiegata eccetera; ieri, invece, la genialata del segretario vaticano Monsignor Tarcisio Bertone che ha associato la pedofilia all’omosessualità nei glomi in cui viene mediaticamente associata semmai ai preti. Il tutto, Bertone, infilando anche un paio di mezze o intere bugie: ha detto che la percentuale di preti pedofili è inferiore rispetto ad altre categorie quando invece ci sono fior di studi - anche organizzati dalla conferenza episcopale - che hanno dimostrato giusto il contrario; fu il cardinale
Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, che nel giugno 2009 ammise che i casi di pedofilia tra i sacerdoti sfioravano mediamente il 5%; e fu Silvano Tomasi, arcivescovo osservato re della Santa Sede all’Onu, che giunse a conclusioni analoghe come aveva già fatto uno studio statunitense del 2004 organizzato appunto dalla conferenza episcopale. Considerando che lo stesso Benedetto XVI aveva detto parole durissime proprio sul rapporto tra Chiesa e pedofilia, questo nel 2006, si assiste insomma a
un andamento comunicativo apparentemente schizoide che prospetta una Chiesa che si chiuda a riccio nel momento delle difficoltà. C’è un’istituzione storicamente antimoderna, cioè, che fatica a maneggiare gli strumenti moderni della comunicazione con risultati talvolta anche disastrosi. Esempio. Ieri, nel giorno in cui Monsignor Bertone faceva le sue uscite non propriamente progressiste, un’altra notizia faceva capolino rendendo il tutto surreale: «Il Vaticano riabilita i Beatles». L’Osservatore Romano, ossia, a 40 anni dallo scioglimento del gruppo, informava con grande tempismo che i quattro di Liverpool forse non erano solo un branco d i eretici già adepti dei culti satanici: e voi capite la comprensione chi possa aver suscitato l’ex batterista del gruppo, Ringo Starr, che a fronte del perdono vaticano ha risposto testualmente «chi se ne frega», subito ripreso da tuttii siti internet del mondo. La seconda notizia, dati i tempi geologici della Chiesa, è che per i gruppi musicali successivi ai Beatles in compenso non c’è speranza: l’Osservatore Romano ha scritto infatti della «deprimente esperienza fatta da altri gruppi rock i cui componenti ancora si ostinano a dimenarsi pateticamente sui palcoscenici a torso nudo e con jeans attillati». Se ne riparla tra altri 40 anni.
Oddio, io non faccio testo, perché ammetto di essere abbastanza anticlericale. Sono troppe le leggi non fatte o mal fatte pervia di pressioni ecclesiastiche: la mancata introduzione del divorzio breve, una legislazione sulla fecondazione assistita che prevede, l’impianto degli embrioni malati, una legge sulle coppie di fatto mai realizzata, per non parlare del caso Eluana Englaro e del testamento biologico. Non è solo il linguaggio ecclesiale a sembrare oscurantista: è la sostanza. Ma, da che mondo è mondo, non ho mai visto la Chiesa chiamare le cose col loro nome: il linguaggio, cioè, assomiglia sempre più alla sostanza. Un errore strategicamente imperdonabile.
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