Carceri: quel fine rieducativo che non c'è

Dalla Rassegna stampa

Passato Natale ed iniziato un nuovo anno, se questo imponesse un consuntivo, per il pianeta carcere, sarebbe di pessimo auspicio: infatti, nonostante la recente visita del Cardinale Tettamanzi alle carceri milanesi, la consistente visita natalizia dei deputati radicali al carcere di Teramo (nel quale si è verificato il duplice episodio dei pestaggio seguito dall`uccisione dell`unico testimone, detenuto straniero) e della sottosegretario alla Giustizia Elisabetta Casellati alla Casa Circondariale di Padova, dove si è recato anche Pannella l`ultimo dell`anno, a seguito dall`esplosione di proteste, la situazione di assoluta emergenza permane, anzi si aggrava. Da fuori si sente spesso pronunciare frasi dei tipo: "se sei in carcere, forse te lo meriti", "ma cosa vogliono quelli, anche star comodi?", frasi che danno la misura del comune sentire e del livello di informazione che NON c`è: nessuno infatti pensa che il fine rieducativo della pena, imposto dalla Costituzione, difficilmente può essere perseguito se in una cella c`è solo un televisore, ma undici detenuti di cui nessuno lavora! Chi si trova recluso non potrà mai elaborare positivamente il proprio passato e il proprio reato, ma solo chiedersi perché venga trattato come una bestia, mentre magari ha solo tentato una truffa o una cessione di stupefacenti, dato che in proporzione ben pochi sono gli assassini. Ma anche rispetto a questi, mentre nel mondo associazioni come Antigone, Nessuno tocchi Caino, Amnesty, Giuristi Democratici ed altre si battono per l`abolizione totale della pena di morte, in Italia, dove permane in maniera diluita o docile, che dir si voglia, sotto forma di ergastolo, ancora dobbiamo risolvere il problema di come rieducare per non arrivare ad uccidere quotidianamente ed inesorabilmente, come già accaduto con Stefano Cucchi, col detenuto di Teramo e con tutti quelli di cui nemmeno vien diffuso il nome, ma sono morti in nome della legge che regola la civiltà del paese che fu culla del diritto: il nostro paese.

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