Carceri: Garante detenuti, Acerbo, regione viola sua legge

'Si rischia corto circuito istituzionale' (ANSA) - PESCARA, 22 MAG - Sul garante dei detenuti «la Regione viola le sue stesse leggi e rischia il corto circuito istituzionale». La pensano così Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista) e Vincenzo di Nanna (Amnistia Giustizia Libertà Abruzzi), che scrivono al Presidente del Consiglio Regionale e a tutti i Consiglieri. Nella nota si sottolinea come, dalla violazione della Legge Regionale n.35 del 2011, secondo cui «il Garante avrebbe dovuto esser eletto dal Consiglio regionale ....nei novanta giorni successivi al suo insediamento», «deriva l'impossibilità di dare concreta attuazione al protocollo d'intesa sottoscritto il 16 ottobre 2014 a Roma dal Ministro della Giustizia, Presidenti di Regione Abruzzo, ANCI e Tribunale di Sorveglianza dell'Aquila, per favorire il recupero e il reinserimento sociale di carcerati con problemi correlati alla tossicodipendenza, gli inserimenti per il lavoro all'esterno e il sostegno alle misure alternative alla detenzione carceraria». «L'importante progetto, presentato con grande enfasi alla stampa da parte del Presidente della Regione - si spiega nella lettera -, ben difficilmente potrà attuarsi posto che l'articolo 4 del protocollo, 'rubricatò strumenti operativi, prevede l'istituzione di un tavolo tecnico tra Regione Abruzzo, Provveditorato Regionale, Tribunale di Sorveglianza, per la definizione delle procedure operative da realizzarsi con la partecipazione del 'Garante delle persone sottoposte a misure restrittivè, oltre a quella di 'altri soggetti istituzionali ed associativi» che «potranno esser invitatì». Nel ricordare che «il militante radicale teramano Ariberto Grifoni prosegue è per questo motivo in sciopero della fame da 13 giorni», Acerbo e Di Nanna ricordano che in attesa dell'attuazione del protocollo «il Tribunale di Sorveglianza ha opportunamente e doverosamente rinviato le udienze per tutti quei condannati privi di attività di lavoro che hanno chiesto di poter aderire al programma di reinserimento previsto». (ANSA).
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