Carcere

Dalla Rassegna stampa

 

Tre cappuccini al giorno e tanta acqua. Al classico metodo pannelliano-, dice Rita Bernardini, deputata radicale. Dall’inizio dell’anno, Bernardini ha iniziato il suo terzo sciopero della fame per il problema delle carceri. Stavolta, per chiedere al governo di fare presto con il disegno di legge del guardasigilli Alfano sulle pene alternative per i detenuti che hanno meno di un annoda scontare. Carceri italiane: un’emergenza "invisibile", pronta a esplodere. Spiega la parlamentare, eletta nelle liste del Pd alle ultime politiche: «Nei penitenziari sono rinchiuse 67mila persone a fronte di 43mila posti letto disponibili. Se non ci muoviamo subito, entro l’estate, a luglio cominceranno le rivolte».
Anche per questo il premier Silvio Berlusconi sta valutando l’ipotesi di fare un decreto urgente. In sede legislativa, infatti, la Lega di Bossi e l’Italia dei valori di Di Pietro hanno bloccato il provvedimento. Secondo fonti governative il ddl Alfano alleggerirebbe di 10mila detenuti la grave situazione delle carceri. Obietta Bernardini: «Sono dati troppo ottimistici perché il disegno di legge esclude chi ha precedenti per evasione dagli arresti domiciliari. A volte si tratta di cose ridicole, tipo qualcuno che si affaccia sull’uscio di casa e viene beccato. So anche di un sorvegliato che stava male ed era solo in casa, così è andato in farmacia. Anche questo è considerato un "tentativo d’evasione"».
Bernardini passa la sua vita in carcere. “Ho perso il conto di quelli che ho visitato”, In Italia sono 205. A" la incontra dopo una trasferta a Salerno, nel penitenziario di Fuorni. Lì ha lottato persino con la tentazione del cibo: «In un reparto, alcuni detenuti avevano preparato con professionalità delle pietanze di alta cucina. Ma ho resistito». A Salerno si è pure imbattuta in quello che definisce «un probabile nuovo caso Cucchi». Stefano Cucchi è il ragazzo romano fermato per droga e poi pestato a sangue nei sotterranei del tribunale della capitale. Abbandonato senza cure, Cucchi è morto. «E’ stato ucciso», ripete la deputata radicale. Che aggiunge: «A Salerno ho incontrato la sorella di un detenuto impiccatosi con la cinta. Stava male e non lo hanno curato. Si chiamava Marco Toriello ed era un ex tossicodipendente con cirrosi epatica e sindrome ansiosa. Lo hanno abbandonato imbottito di psicofarmaci in una cella singola. E lui si è ucciso. La sorella ritiene anche che Marco fosse troppo debole per arrampicarsi. E chi gli ha dato la cinta?».
Per riassumere l’emergenza carceri nel nostro Paese, Bernardini fa un paragone infernale: Guantanamo. Ossia le prigioni americane per i sospetti di terrorismo: «Contrariamente all’articolo 27 della Costituzione che prevede la rieducazione, la maggior parte dei detenuti italiani sta in cella, ammassata, per 22 ore al giorno senza fare nulla perché manca il personale. A Poggioreale, il più grande carcere d’Europa, ho visto sette persone in venti metri quadrati col wc in condizioni luride e i letti a castello che impediscono l’apertura delle finestre. Non è tortura questa?». L’esponente radicale è contraria anche al 41 bis. il carcere duro per i mafiosi: «Sono detenuti che non vedono mai nessuno, non possono abbracciare un figlio o una moglie e se soffrono di patologie gravi non vengono curati come bisognerebbe. È la forma più estrema di tortura che abbiamo, anche perché è una misura usata per costringerli a pentirsi».
Bernardini, poi, ritorna sulla ipotetica "rieducazione" che dovrebbe essere garantita dalla Costituzione. Esempio: l’igiene personale: «In tanti penitenziari è possibile fare la doccia solo tre volte a settimana. Come fa, quindi, un detenuto a curare la propria persona? Credo che l’insicurezza di molti di loro, quando escono, dipenda anche da questo trattamento. E così tornano a delinquere. Non hanno via di scampo».
Morti sospette, celle sovraffollate. E suicidi. Venti, in questi primi quattro mesi del nolo. I casi più frequenti a Sulmona, in Abruzzo. Dove c’è anche una "casa di lavoro". Si chiamano così i centri che ospitano reclusi che hanno scontato per intero la pena ma vengono trattenuti per motivi di sicurezza. Oppure perché non sanno dove andare: -Vengono definiti ergastoli bianchi. Si tratta di tossicodipendenti, malati di mente e persone anziane senza casa. A Sulmona ho conosciuto un uomo di 74 anni rimasto lì perché fuori non ha altre possibilità di sopravvivere. Anche nelle "case di lavoro", contrariamente al nome, si sta per 22 ore al giorno senza fare nulla. E ci sono stati due suicidi, uno a dicembre, l’altro a gennaio.
Su 67mila detenuti, le donne sono il cinque per cento. Di cui cinquanta sono mamme. «Era stato annunciato: "Mai più bambini in carcere". Invece non è così. Fino all’età di tre anni, i figli possono stare con le madri recluse in "case di custodia attenuata", per evitare shock e traumi. Il problema è che anche questi centri, quando sono previsti, sono pieni di sbarre. Racconta Bernardini: «Fío visto a Lucca un vera e propria cella-nido. C’erano le sbarre di fianco a una culla con dentro una neonata extracomunitaria. Una tenerezza enorme. La parlamentare radicale del Pd continuerà il suo giro d’Italia delle carceri nelle prossime settimane. Dalla Sicilia al profondo Nord. E continuerà lo sciopero della farne se non arriveranno buone notizie
sul ddl A l faro da trann tare in decreto urgente: «Bisogna fare presto, ripeto. Altrimenti, col caldo dell’estate, l’emergenza peggiorerà e potrebbero scoppiare rivolte. Ma se la gente vedesse come
stanno queste persone in carcere, se guardasse le loro facce, se sentisse le loro storie forse capirebbe perché mi batto contro le condizioni disumane in cui vivono, contro questa tortura continua. Contro la nostra vergognosa Guantanamo.

© 2010 A (Anna). Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK