Cannabis terapeutica: "LapianTiAmo" e Rita Bernardini insieme per l'"autoproduzione"

Foggia città pioniera del movimento a favore della cannabis terapeutica. Si è svolto ieri sera, all'indomani dell'approvazione della legge regionale che legittima l'uso della marijuana a scopo medico, il secondo incontro-dibattito sul tema “Cannabis, dalla cura proibita alla cura possibile”, organizzato dall'associazione radicale Maria Teresa di Lascia e dal primo Cannabis Social Club d'Italia, l'associazione LapianTiAmo di Racale, che vede tra i suoi due fondatori Andrea Trisciuoglio, foggiano doc affetto da sclerosi multipla e la sua socia salentina Lucia Spiri. Ospite d'eccezione, davanti ad un pubblico trasversale, Rita Bernardini, segretario nazionale del partito radicale italiano, che insieme all'associazione LapianTiAmo non cessa di combattere perché i malati abbiano un vero e proprio accesso alla cura. La battaglia per loro, terminerà solo quando l'Italia approverà una legge sull'auto-produzione perché attualmente i costi del farmaco, importato dall'Olanda, sono troppo esosi.
Una cura salvifica, che ha portato diversi malati ad alzarsi dalla sedia a rotelle, una cura possibile ma proibita perché anche con il nuovo quadro normativo il ricorso al mercato nero resta ancora l'unica strada per i malati meno abbienti.
Ieri, l'assessore regionale Elena Gentile si è detta disposta a sposare la battaglia sull'auto-produzione della canapa indiana a scopo terapeutico, pur con tutti gli ostacoli rappresentati dai tempi della politica.
Proprio ieri l'associazione LapianTiAmo ha compiuto il suo primo anno di vita e ha ribadito il manifesto di Andrea Trisciuoglio, Lucia Spiri e Rita Bernardini, che ha portato a Foggia la sua disobbedienza civile distribuendo ai malati il raccolto delle 11 piante di marijuana da lei coltivate sul suo terrazzo.
Stamattina, l'onorevole Bernardini si è recata a Lucera, per un'altra causa, quella sulle carceri: la sua ispezione nella casa circondariale lucerina servirà ad approfondire il caso di un suicidio “poco chiaro” avvenuto qualche giorno fa nella casa circondariale sveva. Contestualmente però, la Bernardini si è ìautodenunciata alla Procura della Repubblica per cessione di marijuana, per mettere a nudo le assurdità della legge Fini-Giovanardi. “Se non mi arrestano -. ha detto ieri pomeriggio la Bernardini – mi sentirò in diritto di avviare un nuovo raccolto da destinare ai malati, questa volta le piante non saranno più 11 ma 22”.
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