Cannabis terapeutica, via alla legge

Dalla Rassegna stampa

L’iniziativa di Grimaldi (Sel) con l'appoggio dell'ordine dei farmacisti 

Il Piemonte potrà avviare progetti pilota in convenzione con l’università, con centri di ricerca e anche associazioni di utenti. Per la produzione per ora si deve attendere l’autorizzazione dal ministero anche in Piemonte. Per il momento il riferimento resta l’Istituto clinico militare di Firenze. Sono alcuni dei punti della proposta di legge sull’uso terapeutico della cannabis, che arriva adesso in Regione. Dal 2007 è ammesso ma in assenza di una legge regionale ha un iter molto complesso per permettere un accesso. Il documento è stato presentato ieri mattina a Palazzo Lascaris e arriva da Marco Grimaldi di Sel con l’appoggio di Mario Giaccone, presidente dell’Ordine dei farmacisti ed esponente della lista Monviso di Sergio Chiamparino. Dodici consiglieri, un fronte che unisce laici e cattolici, l’hanno sottoscritta. E fra chi dà il proprio assenso c’è anche il segretario regionale Davide Gariglio.
In Italia, si legge «si sconta ancora una pesante arretratezza culturale in questo campo e manca un'adeguata regolamentazione. Dieci Regioni hanno introdotto dei provvedimenti. Con la nostra proposta intendiamo fare di più». Il testo, che sarà discusso in aula, impegna la Regione a promuovere da un lato la ricerca scientifica, dall'altro percorsi di formazione per gli operatori sanitari e di informazione per i cittadini su impiego e effetti della canapa. Marco Grimaldi, che ha combattuto la battaglia anche in Comune, è molto soddisfatto: «Sarà consentito a tutte le aziende sanitarie una migliore distribuzione dei farmaci a base di cannabinoidi in ospedale e in farmacia dietro prescrizione medica e a carico del servizio sanitario regionale». E Mario Giaccone mette l’accento sulla necessità di accelerare un cambio di mentalità: «Un progetto di legge che organizza la distribuzione rendendo più facilmente accessibile il prodotto al malato, valorizza la ricerca e permette, nel momento in cui ci fossero autorizzazioni del ministero, di produrre localmente e diminuire i costi per i pazienti ». Anche se non ci sono ancora ricerche scientifiche che certifichino l’attività antidolorifica della pianta «nella terapia oncologica sono senza dubbio riconosciuti gli effetti anti-nausea e sull’aumento dell’appetito, tutti i sintomi che possono diminuire anche la percezione del dolore ». Radicali e Consulta per la laicità plaudono all’iniziativa augurandosi una rapida approvazione in Consiglio. 

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