Il cancro della democrazia italiana

Dalla Rassegna stampa

Sulla Stampa di domenica Mario Calabresi si chiedeva perché solo in Italia i cortei degli indignados siano stati infiltrati dai black bloc. I motivi sono molti, e molti del resto i commentatori ne hanno elencati (senza dimenticare che la violenza di piazza solo qualche mese fa ha incendiato Londra).

Il principale, comunque, è lo stesso per cui il Sessantotto in Francia durò un mese, mentre in Italia finì solo il 9 maggio del '78: ha a che fare, cioè, con la qualità del sistema politico. Anche allora, infatti, in Italia mancò chi a sinistra fosse disposto a rimettersi in discussione (come fece Mitterrand), e a destra chi avesse il coraggio di affrontare la chiénlit (come fece De Gaulle).

Ma se si vuole comprendere ancora meglio la specificità degli incidenti di sabato forse conviene mettere a fuoco quello che potremmo definire il paradosso di Pannella: del Pannella insultato al corteo, certo; ma anche del Pannella che demistifica le velleità aventiniane dell'opposizione parlamentare. Nel mondo alla rovescia in cui ci capita di vivere, infatti, si sono invertiti i ruoli: trent'anni fa solo a Pannella sarebbe venuto in mente di far mancare il numero legale in una votazione sulla fiducia al governo. Adesso invece viene in mente a Casini e a Bersani, mentre a Pannella tocca il ruolo cui nel 1977 fu costretto Luciano Lama.

Qui, evidentemente, finiscono le similitudini. Il leader radicale, infatti, non è andato a San Giovanni con l'imponente servizio d'ordine che scortò il leader della Cgil alla Sapienza; e d'altra parte Casini e Bersani non guidano una pattuglia di una ventina di parlamentari in cerca di visibilità a buon mercato. Neanche i "pacifici" dimostranti (non i black bloc) che hanno contestato Pannella, del resto, sono confondibili coi militanti del movimento del '77: la cui soggettività politica era sicuramente discutibile, ma meno primitiva di quella di chi prende per buone le semplificazioni giornalistiche, ed al termine della sceneggiata cui si è ridotta la politica italiana aspetta fuori o malamente responsabile del mancato tirannicidio.

In questo senso, anzi, non si può neanche dire che ci sia scollamento fra politica e società, fra piazza e Palazzo: anche se, nel caso, è la piazza ad avere interinato il linguaggio povero del Palazzo, e non viceversa. È nel Palazzo, infatti, che ormai regnano il primitivismo politico ed il confronto muscolare: per cui ad una maggioranza senza vergogna ci si contrappone con una guerriglia parlamentare senza strategia e senza prospettiva; e per cui con la condanna della violenza dei black bloc ci si illude di esorcizzare il vuoto delle piazze piene, che è il vero cancro di cui rischia di morire la democrazia italiana.

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