La campagna per l’energia nucleare

Dalla Rassegna stampa

Una partita a scacchi contro i dubbi e le perplessità quella che il Forum Nucleare Italiano, presieduto da Chicco Testa, propone in una campagna che ha lo scopo di «riprendere il dibattito su questa fonte di energia aggiornandolo agli sviluppi degli ultimi vent’anni», come dice il promotore. La domanda: «Ma lei è favorevole o contrario, o ancora non si è fatto un’idea?» chiude lo spot ideato dalla Saatchi&Saatchi. Regia di Federico Brugia, la direzione creativa è di Agostino Toscana e Alessandro Orlandi, la fotografia di Paolo Calmi, l’executive producer è Stefano Quaglia e il producer Carlotta Magnani.
 
 Gli spot delle banche cantano e ballano come fossero musical con note che ammiccano al denaro i cui investimenti si misurano in decine di milioni. «Se pensiamo che negli anni ‘80 tutte le banche investivano in comunicazione la stessa cifra di una marca di detersivo ci rendiamo conto dell’evoluzione del settore finanziano generata dal Internet che offerte è riuscita a scardinare il vecchio sistema», dice Cesare Casiraghi, creativo-imprenditore che dopo aver creato la rivoluzione iconografica di ContoArancio, porta la sua esperienza alla nascita di Che Banca!, l’istituto online di Mediobanca. Casiraghi ricorda una ricerca in cui gli italiani ponevano in cima alla hit parade dell’immagine negativa le assicurazioni e le banche: «La campagna del Conto Arancio ha influenzato con la sua immediatezza tutto il settore bancario e da quella rivoluzione linguistica abbiamo mutuato la formula per lanciare Che Banca!: le sedi hanno un layout che sembra un luogo di intrattenimento per i clienti con zone dedicate ai loro bambini». «Il primo obiettivo è stato imprimere nella mente degli italiani il nuovo brand con la musichetta tipo-Buiscaglione "Che banca..." Nell’ultima campagna abbiamo puntato sull’orgoglio professionale di chi ha la partita Iva e la musica è diventata quasi un rap come quello di Enzo Iannacci nella sua" Quelli che..."».
 
 "Niente di più facile, niente di più difficile" non è un ossimoro ma il titolo di un libro che parla di comunicazione, strategie aziendali, filosofia del comunicare, scritto da Gianni Di Giovanni e Stefano Lucchini. Da un osservatorio come l’Eni raccontano le tecniche della comunicazione che affronta la rivoluzione del web. Edito da Fausto Lupetti, il testo non ha un impianto teorico ma nasce con la praticità di un manuale. «La copertina del libro - dicono gli autori - riproduce un bicchiere d’acqua. Un simbolo che suggerisce un qualcosa da bere a semplici sorsi ma anche un luogo fisico in cui ci si può perdere. E la comunicazione aziendale è un po’ così: da un lato impalpabile e difficile da trasferire ad altri, dall’altro fatta di formule semplici che poi, nel tempo, si rivelano le più efficaci». Il libro è la somma delle lezioni che i due autori hanno tenuto per cinque anni al Master in Media Relation della Cattolica di Milano. Negli anni dominati dalla comunicazione digitale che raggiunge gli utenti in ogni parte del mondo su device portatili e leggeri, le aziende devono adeguare il loro linguaggio e renderlo più social.

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