Campagna elettorale sgangherata e milionaria

Dalla Rassegna stampa

Si sta finalmente avviando a conclusione la campagna elettorale più sgangherata e milionaria dei millennio. Sul carattere milionario tornerò fra poco. Sulla sgangheratezza, invece, sono stato indotto a riflettere da un dibattito ai quale mi ha invitato Radiorai3, il giorno dopo le dichiarazioni contro l`aborto dei cardinale Angelo Bagnasco. Viaggiavo in treno verso Trieste, impegnato nella correzione di una tesi di laurea e senza avere ancora aperto i giornali, quando mi chiama sui cellulare Mamma Rai per una discussione con Ernesto Galli della Loggia e Riccardo Chiaberge da fare in diretta, da lì a un quarto d`ora. Oddio, ho pensato, e se passa il controllore che succede, interviene pure lui? E mentre io viaggio, gli altri partecipanti cosa staranno facendo: la dichiarazione dei redditi, un pediluvio? Per dire come si svolge il dibattito politico.
Poi, in diretta, ho sostenuto le cose che i lettori di questo giornale ormai conoscono in anteprima. Che queste elezioni regionali sono partite con il piede sbagliato: come l`ultima possibile rivincita politica dei premier sugli scandali che lo hanno travolto l`estate scorsa, prima delle politiche del 2013.
Che, cominciata male, la campagna è proseguita peggio con la sospensione dei talk show politici e soprattutto con il pasticcio delle liste, più la toppa peggiore del buco rappresentata dal susseguente decretino. Che, proseguita peggio, la campagna rischia ora di finire in modo pessimo con il lancio nella mischia dell`aborto: questione che - a parte il timore dei vescovi di ritrovarsi l`atea Emma Bonino al posto dei pio Marrazzo come governatore del Lazio - con le regionali c`entra come i cavoli i merenda, a differenza della corruzione, questione pure sollevata da Bagnasco.
A proposito di corruzione: ma le avete viste le facce dei candidati, che incombono come una spada di Damocle - loro direbbero di Pericle, o di Temistocle - occhieggiando dai cartelloni elettorali?
Una volta si sarebbe detto: comprereste un`auto usata da gente così? Oggi, il loro aspetto patibolare
richiama irresistibilmente alla memoria una vecchia battuta di un giornalista dell`Ottocento, sfidato
a duello da un intrallazzatore dell`epoca: minacciato da quest`ultimo di mandargli i propri padrini,
questi aveva risposto: «Ha fatto bene a dirmelo, così chiuderò a chiave l`argenteria». In effetti di
quanti di costoro, astraendo dalla collocazione politica e giudicando solo dalle cravatte, si potrebbe
dire che si sono candidati alle elezioni per spirito di servizio verso la comunità?
E qui vorrei tornare sul carattere milionario di questa campagna elettorale. A parte il Milionario per antonomasia, l`unico che abbia soldi da buttare nelle elezioni - l`anno scorso ha guadagnato dieci
milioni di più dei precedente, per dire che il potere arricchisce anche i milionari - non sembra, sempre dalla qualità dei manifesti elettorali, che in questa campagna si sia speso moltissimo: forse qualcuno
si sarà anche impegnato la casa, dicendo alla moglie che buttarsi in politica era un investimento per il futuro. In realtà, la campagna è stata milionaria in altri sensi: da Alfredo Milioni, pronunciato come nel romanesco "mei cojoni", il mitico presentatore delle liste dei Pdl a Roma, ai milione di militanti portati in piazza secondo il Pdl, centocinquantamila secondo la questura. La morale della favola?
Chi vuol essere milionario si butti pure in politica. Ma attenzione: come dice la canzone, uno su mille ce la fa. Anzi: uno su un milione.

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