Camere, maggioranza in bilico

La vicenda interna al Pdl fa tornare immediatamente alla ribalta anche quella riguardante i numeri in forza dei quali la componente finiana (nella foto a sinistra Italo Bocchino) potrebbe risultare determinante per le sorti del Governo. Conti alla mano, il gruppo finiano risulterebbe decisivo per le sorti del Governo se alla Camera fosse composto da almeno 27 deputati, mentre al Senato ce ne vorrebbero 13. A Montecitorio oggi i gruppi che sostengono il governo sono forti di 342 deputati. Se in 27 si sfilassero, la maggioranza scivolerebbe a 315 voti. Stando alle cifre attuali, i deputati finiani al momento sarebbero 34. Si tratta di Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata, Enzo Raisi, Luca Barbareschi, Francesco Proietti, Francesco Divella, Antonio Buonfiglio, Claudio Barbaro, Maria Grazia Siliquini, Flavia Perina, Angela Napoli, Luca Bellotti, Aldo Di Biagio, Nino Lo Presti, Giuseppe Scalfa, Gianfranco Conte, Benedetto Della Vedova, Adolfo Urso, Mirko Tremaglia, Roberto Menia, Silvano Moffa, Gianfranco Paglia, Donato Lamorte, Alessandro Ruben, Giulia Bongiorno, Andrea Ronchi, Giulia Cosenza, Giuseppe Angeli, Carmine Santo Patarino, Giuseppe Consolo, Catia Polidori, Souad Sbafi. Al Senato, considerati anche i sette senatori a vita, la soglia della maggioranza è a quota 162 e il centrodestra può far conto oggi su 174 voti, che salgono a 177 considerando anche Cossiga, Pinifarina e Andreotti. Con 16 senatori in meno, la maggioranza assoluta degli aventi diritto sarebbe perduta. Al momento, i senatori finiani sarebbero oltre una decina ai quali si aggiungerebbero, secondo indiscrezioni, anche Adriana Poli Bortone e Giovanni Pistorio. Tra i fedelissimi di Fini, oltre a Pasquale Viespoli (nella foto a destra), anche Laura Allegrini, Andrea Augello, Mario Baldassarri, Cesare Cursi, Candido De Angelis, Egidio Digilio, Maria Ida Germontani, Giuseppe Menardi, Oreste Tofani, Antonio Paravia, Franco Pontone, Maurizio Saia, Giuseppe Valditara. E Viespoli precisa: «I gruppi parlamentari autonomi? Vedremo. È una evenienza che ha valutato lo stesso. Il dato fondamentale è il rispetto del patto elettorale e la lealtà al Governo». Berlusconi.
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