La Camera quasi unanime: il giudice che sbaglia paghi

Via dalla Costituzione l’obbligatorietà dell’azione penale, effettiva responsabilità civile dei magistrati che commettono errori, separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, riforma del Csm per sottrarlo «ai giochi di corrente e all’influenza del sindacato della magistratura», introduzione di «severi vagli della professionalità dei magistrati nel corso dei 40-45 anni della loro permanenza in carriera». Non è il libro dei sogni di Silvio Berlusconi, bensì il contenuto di una risoluzione presentata mercoledì alla Camera dai deputati radicali, in seguito alla relazione del ministro Angelino Alfano sullo stato della giustizia, che è stata approvata dall’aula quasi all’unanimità: 566 favorevoli, 21 contrari e 4 astenuti su 591 presenti.
In realtà, l’assemblea di Montecitorio ha approvato soltanto alcune parti del documento, e precisamente il primo e l’ottavo comma della premessa e il primo comma del dispositivo. Se non che, quest’ultimo «impegna il governo a dare concreta attuazione alla risoluzione numero 600012 approvata dalla Camera dei deputati il 28 gennaio 2009, nonché alla mozione numero 1-00288 nelle parti approvate dalla Camera dei deputati in data 12 gennaio 2010».
Insomma, il voto di mercoledì rinvia a quelli già espressi negli anni passati. E la risoluzione passata, seppure parzialmente, con così tanti consensi di maggioranza e di opposizione - secondo la prima firmataria Rita Bernardini, solo l’Idv ha votato contro - riassume e assorbe proprio nella prima parte (una di quelle che ha ricevuto il via libera) il complesso e sostanzioso contenuto del testo di due anni fa. Allora, con parere favorevole del governo, 15 deputati radicali eletti nelle liste del Partito democratico incassarono l’impegno per un lungo elenco di riforme della giustizia da mettere in cantiere.
Tra queste, molte coincidono con il programma più volte illustrato dall’attuale esecutivo per bocca del premier e del guardasigilli. A cominciare dalla responsabilità civile diretta dei magistrati (che in queste ore difficili anche il Cavaliere invoca) «con modalità tali da garantire ai cittadini ingiustamente danneggiati dai provvedimenti del giudice o del pm, di ottenere il risarcimento integrale dei danni direttamente dal magistrato, pur con la previsione di meccanismi volti a eliminare il pericolo di azioni intimidatorie e strumentali».
L’obiettivo, si legge negli stralci di risoluzione approvati due giorni fa, è dare corso «a una riforma organica della giustizia di carattere democratico e liberale, fondata su alcuni capisaldi», tra i quali vengono citati anche «l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, in modo da non assoggettare più la stessa all’arbitrio delle procure» e «una modifica ordinamentale basata sul principio dell’effettiva separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti». E ancora: la riforma del Consiglio superiore della magistratura; l’incompatibilità tra la permanenza nell’ordine giudiziario e l’assunzione di incarichi, elettivi e no, in formazioni politiche; la definizione di tempi standard dei procedimenti civili e penali; una revisione «radicale» della disciplina della custodia cautelare preventiva.
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