La Camera minaccia la disdetta

La lettera è pronta. Manca il via libera dei gruppi parlamentari, atteso a breve. A quel punto l'ufficio di presidenza della Camera spedirà la raccomandata con la comunicazione ufficiale della rescissione del contratto d'affitto di palazzo Marini 1 (tra piazza San Silvestro e via del Tritone), sede di 172 uffici per i deputati del Pd e della Lega. Un'operazione che farà risparmiare a Montecitorio 13,3 milioni l'anno (Iva inclusa), cifra pagata per affitto e servizi annessi: pulizia, assistenza dei commessi ai piani, smistamento posta, ecc.
Destinataria della missiva è la Milano 90, società di Sergio Scarpellini (intervistato la settimana scorsa dal Sole 24 Ore Roma), proprietario dell'immobile e dei tre attigui edifici (Marini 2, Marini 3 e Marini 4) dove si trovano gli uffici di altri 406 deputati: tutti soldati semplici, senza incarichi a Montecitorio. L'ufficio di presidenza della Camera, sollecitato dal collegio dei questori, ha espresso a metà settembre un orientamento preciso. E ha formalizzato la proposta di dismissione progressiva dei quattro palazzi Marini (45mila metri quadrati in tutto). Il cui affitto, con servizi annessi, grava per 54 milioni l'anno sul bilancio di Montecitorio (31 milioni la sola locazione).
Il tutto a partire dal 1°gennaio 2012, con l'abbandono del Marini 1. L'unico palazzo per il quale, da contratto, è ammessa la disdetta anticipata, con un annodi preavviso, rispetto alla scadenza nel 2015 (gli altri tre contratti scadono nel 2016, 2017 e 2018). Una scelta nata dalla convinzione che in tempi di austerity, con entrate della Camera a crescita zero, siano necessari tagli strutturali. E che la locazione dei quattro palazzi (regolata da contratti 9+9, stipulati tra il 1997 e il 2000, all'epoca della presidenza Violante) non sia più sostenibile.
L'obiettivo dei vertici della Camera non è però un progressivo ritorno al passato, quando i deputati non avevano un loro ufficio. La proposta parallela avanzata dai questori è infatti rinnovare all'agenzia del Demanio la richiesta (già avanzata più volte in passato, senza esito positivo) di trovare e comprare un immobile vicino Palazzo Montecitorio. Questa volta l'acquisto avverrebbe però «anche con oneri a carico del bilancio interno della Camera». Quest'ultima cioè concorrerebbe alla rata di un mutuo. L'acquisto, del resto, sembra l'opzione prevalente tra gli enti pubblici.
La Regione Lombardia ha recentemente dismesso alcune sedi in affitto e ha comprato una nuova sede vicino al Pirellone. «Acquistare conviene - commenta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari- perché oggi la rata di un mutuo può essere più bassa del canone d'affitto. Ma l'opzione è ancora più indicata per la PA, poco incline agli spostamenti di sede».
Nel caso della Camera, poi, non è escluso un risvolto a sorpresa: l'acquisto degli stessi palazzi Marini, costati finora (in base a un dossier dei radicali) 352 milioni solo di affitto. «Sono convinto che quando Scarpellini riceverà la disdetta - dice il questore Antonio Mazzocchi (Pdl) - valuterà l'opportunità di vendere subito tutti i palazzi Marini, al prezzo stabilito come congruo da Demanio». Un'opzione quest'ultima che consentirebbe un risparmio di circa 170 milioni.
Tutti i 4 contratti di locazione contengono infatti una clausola che consente alla Camera di comprare al prezzo fissato dall'Ufficio tecnico erariale (Ute), «decurtato di un importo pari al 50% dei canoni di locazione corrisposti». Fatto salvo il diritto di Scarpellini, ribadito in I grado da una sentenza del tribunale civile di Roma, di accettare o no il prezzo dell'Ute.
Resta però qualche incognita. «Per rescindere il contratto di affitto del Marini i serve il parere positivo dei gruppi» puntualizza il questore anziano Francesco Colucci (Pdl). Parere sul quale pesa la sorte dei 172 deputati che resterebbero senza ufficio tra un anno. In attesa dell'acquisto di un un mobile, la soluzione più logica sarebbe «stringersi» negli altri tre edifici. Tanto più che molte stanze restano spesso chiuse, perché non tutti i deputati le utilizzano regolarmente per sé o i collaboratori. Ma non è escluso che qualcuno si opponga. Rivendicando un ufficio per ciascuno dei578 deputa ti ospitati nel complesso Marini. Né va dimenticato il centinaio di addetti, impiegati al Marini, che resterebbe nell'immediato senza lavoro con il recesso dall'affitto..
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