Cambio di linea contro l'astensione

Dalla Rassegna stampa

Un'offensiva di sedici giorni per far dimenticare le irregolarità ed i ricorsi sulle liste. E convincere l'elettorato che lui, Silvio Berlusconi, ed il Pdl sono stati vittime della «politica delle carte bollate».
È un'offensiva al limite dell'azzardo, figlia del timore di un forte astensionismo. Ma il premier non è nuovo a iniziative del genere. E non esita ad affidarsi alla piazza per rovesciare una campagna per le regionali che di colpo si presenta impervia. Così, quando ieri sera l'Ufficio elettorale circoscrizionale ha bocciato del tutto la lista del Pdl in provincia di Roma, il capo del governo aveva già voltato pagina. Le pronunce della magistratura sulle liste sono diventate un ostacolo da sgomberare in fretta per evitare uno stillicidio di bocciature. Berlusconi ha intravisto i rischi per il proprio schieramento, e cercato di chiudere il capitolo al più presto.
La sua volontà, espressa ieri agli alleati, di far vedere «dei bei fuochi d`artificio» spiegando personalmente quanto è successo, ne è l'annuncio. E somiglia a un segnale in codice in primo luogo contro il potere giudiziario. Non è prevedibile un passo indietro rispetto alla linea difensiva che tende ad attribuire il pasticcio elettorale al «fiscalismo» dei giudici e non agli errori del centrodestra. Né, pare di capire, sarà inseguita l'ipotesi di un rinvio delle elezioni nel Lazio.
Su questo Berlusconi è d'accordo col segretario del Pd, Pierluigi Bersani; ma i radicali insistono invece per far slittare l'appuntamento. La scelta del premier sembra quella di sottolineare il presunto sopruso perpetrato dai tribunali; e il tentativo del centrosinistra di approfittarne. La decisione del Csm di discutere oggi pomeriggio anche la pratica che riguarda «episodi di denigrazione e condizionamento» del premier nei confronti di alcune procure, fa lievitare la tensione. Palazzo Chigi annuncia una conferenza stampa per questa mattina; e si parla di una manifestazione nazionale nella capitale il 20 marzo, otto giorni prima del voto. Sono due scadenze che permetteranno di misurare la «scelta di campo» evocata dal presidente del Consiglio. Berlusconi vuole più di prima politicizzare il voto. Lo considera l'unico antidoto all'astensionismo. Si percepisce un certo allontanamento dalle urne. Prima gli scandali, poi le irregolarità delle liste hanno accentuato la cosiddetta «antipolitica». E i ricorsi, ha concluso Palazzo Chigi, fanno perdere e non guadagnare consensi.
L'appello estremo degli avvocati del Pdl al Consiglio di Stato per far tornare in gioco la lista a Roma è stato presentato senza eccessivo rumore: quasi fosse solo un gesto dovuto. I tempi sono brevi, e i sondaggi dicono che il Pdl deve reagire in fretta. Il fatto che oggi il Senato voterà anche la fiducia sulla legge per il «legittimo impedimento» aggiunge argomenti polemici all'opposizione; e rimette il rapporto fra politica e magistratura in primo piano. I 1700 emendamenti presentati dal centrosinistra fanno dire al governo che la volontà di trovare un punto di compromesso non è sincero. Ma le sorprese non sembrano finite. Per paradosso, il 28 marzo è ancora lontano.
 

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