Cambiare le regole dell'esercito è proprio una guerra. Parola di La Russa

La Russa alla guerra delle leggi. Il ministro della difesa ha risposto alla Camera a un'interrogazione parlamentare, primo firmatario il radicale del Pd Maurizio Turco, sulla farraginosità e la sciatteria delle recenti normative in materia militare, sollecitata da un articolo di ItaliaOggi a firma Cesare Maffi dello scorso 15 ottobre. L'articolo, intitolato «Caos di leggi sui militari», dava conto del fatto che, a poca distanza dal varo del Codice dell'ordinamento militare, l'8 maggio del 2010, composto di ben 2.272 articoli, veniva alla luce anche un Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, quest'ultimo, più modestamente, di soli 1.126 articoli, più cinque modelli allegati.
Come se non bastasse, però, a distanza di pochi giorni, venivano pubblicate in più tranche in Gazzetta Ufficiale una serie di correzioni, ben 196. Il ministro della difesa, sollecitato da Turco a dire quanti uomini, quanti uffici e quanto tempo ci sia voluto per realizzare quel pasticciaccio brutto, ha cercato di rispondete punto per punto, finendo però per mettere in rilievo l'enorme burocrazia e la farraginosità normativa connaturati nella natura stessa della Difesa. Il ministro ha ricordato che l'opera di riassetto normativo «è costituita da un poderoso complesso di 3.398 articoli, di cui 2.272 contenuti nel codice delle leggi (800 pagine) e 1.126 nel testo unico regolamentare (570 pagine), che hanno rispettivamente sostituito all'incirca 10.400 leggi e 7.000 articoli contenuti in 390 regolamenti». Per fare questa mega-operazione si è iniziato a lavorare nel 2007 con decine di esperti, che poi sono stati integrati da esperti della presidenza del consiglio. Varati i testi, sono stati necessari altri 7 mesi di approfondimenti tra ministeri competenti, commissioni, amministrazioni coinvolte e articolazioni interne alla Difesa, che hanno portato alle 196 correzioni materiali. Ma la guerra delle leggi non è ancora finita. La Russa dice che bisognerà fare nuove modifiche «derivanti da norme sopravvenute dopo il 15 marzo 2010» e non solo.
Il che vuol dire «uno o più decreti legislativi correttivi» ma anche successivi regolamenti per correggere il testo unico...
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