«Cacciare via tutti i rom? Solo una scorciatoia politica»

«Inasprire il reato di clandestinità? Cacciare via tutti i rom? Stiamo attenti ai proclami. Il tema è troppo serio, perché venga stritolato dalle campagne elettorali». È preoccupato don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, che da quattro anni con il Comune sta gestendo la vicenda Triboniano. Preoccupato che «lo stigma e la dimensione di caccia generica» demoliscano tutti i programmi a cui si lavora faticosamente da tempo a Milano. «Temo le parole urlate alla Sarkozy. Temo la gara a chi ha fatto prima e ha cacciato più rom. Temo anche chi da sinistra critica l'ipotesi di assegnare case popolari ai nomadi».
Perché gli «appartamenti» evocati dei quartieri Corvetto, Stadera, Gratosoglio sono «talmente privi di requisiti che non potranno mai essere assegnati a famiglie in lista per le case Aler». Ma le dichiarazioni del sindaco Moratti sull'immigrazione sono inevitabilmente ossigeno per una polemica. L'attacco di Giuliano Pisapia, candidato alle primarie del Pd, è diretto: «Se le parole d'ordine per trovare una soluzione ai problemi che ha ogni grande città sono solo quelle della repressione e delle espulsioni anche dei cittadini comunitari, è evidente l'incapacità di risolvere equamente situazioni che necessitano solo di un giusto equilibrio tra rispetto della legalità e della dignità umana». Serra le file l'europarlamentare (Pdl) Carlo Fidanza, che rilancia: «Serve una nuova normativa europea che renda vincolanti ed effettive le espulsioni anche dei comunitari. Oggi non è coercitiva e non c'è niente che impedisca a chi è espulso di tornare».
Il vicesindaco De Corato, che dal 2007 ha ordinato 301 allontanamenti/sgomberi di campi rom in città, snocciola statistiche a conferma che «Sarkozy sulla linea dei rimpatri segue l'Italia»: ad oggi dal capoluogo lombardo sono sta- ti rimpatriati per motivi di sicurezza 32 rom e altri 143 sono stati segnalati alla prefettura per cessazione dei diritti di soggiorno. Top secret il numero di quelli che hanno ripreso la via dell'Italia all'indomani. Dal Comune, l'assessore Mariolina Moioli con pacatezza conferma: «Entro breve chiuderà la metà dei 12 campi rom autorizzati». Alle 4 aree "Triboniano", dove vivono 538 persone (200 sono bambini), s'aggiungeranno Novara, Bonfadini e Idro - altre 300 persone residenti -, che «diventerà area di sosta temporanea e a pagamento per nuclei di passaggio».
Per le 81 famiglie (finora) di Triboniano che hanno accettato un progetto di inserimento «ci sarà l'affidamento ad associazioni non profit, che hanno a disposizione case non assegnabili nei quartieri popolari». Per altri c'è il rientro in patria, «con progetti e borse lavoro, incentivati sul posto». Nessun «buonismo», insiste don Colmegna. «La logica dei campi va superata, perché dentro ai campi succede di tutto», confermano gli operatori. E le sole parole d'ordine sono: niente sconti a chi sgarra, sostegno a chi collabora. Rimane, però, alta l'allerta di chi presidia da sempre i quartieri Aler. «La città dovrebbe essere accogliente e non lo è - dice Franca Caffa, anima del comitato Molise-Calvairate, che anche in agosto dà assistenza ai vecchietti tre mattine alla settimana -. I rom hanno dei diritti e delle difficoltà. Ma siamo certi di aiutarli portandoli in questi quartieri abbandonati? Ho scritto anche di recente al sindaco, al prefetto, al questore per sapere se qui lo spaccio è legale. Sanno chi spaccia, dove spaccia, quando spaccia. Ma non fanno niente. Vediamo interventi con misure militari ma nulla che aiuti i nostri anziani a recuperare tranquillità».
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